Laganà scrive ad Articolo21: “Dal “via subito i partiti dalla Rai siamo arrivati al “via i prossimi partiti dalla Rai”…

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Alla fine di tre faticosi anni nel CdA RAI, oltre che a fare bilanci e lasciare testimonianze diventa necessario e liberatorio ringraziare.

Ringrazio le lavoratrici e i lavoratori della RAI che mi hanno dato fiducia e che hanno consegnato le loro speranze e le loro rabbie ad un collega non dirigente, consapevoli che si sarebbe dovuto inventare un mestiere nuovo.

Ringrazio il direttivo e gli amici dell’Associazione RAI BENE COMUNE che non hanno mai smesso di esserci, crederci, aiutarmi, consigliarmi pur lasciandomi libero nelle difficili scelte intraprese in consiglio di amministrazione.

Ringrazio Beppe Giulietti per il prezioso impegno civico insieme a Move On Italia che ha permesso di elaborare e promuovere la proposta di riforma per una Rai ai cittadini depositata poi nel 2015 e per tenere sempre alta l’attenzione sulla costantemente minacciata libertà di informazione, sui suoi operatori, molti dei quali scomparsi per la difesa dell’art.21 della Costituzione e altri sotto scorta.

Non da ultimo voglio ringraziare le amiche e gli amici di Articolo 21. E’ anche merito loro se il primo consigliere di amministrazione Rai eletto dall’assemblea dei dipendenti sia coinciso con il sottoscritto.

Già perché il Direttore Stefano Corradino e il direttivo hanno sempre ospitato i ruvidi comunicati dell’Associazione RAI Bene Comune Indignerai che presiedevo prima di essere eletto. Era impetuosa volontà di partecipazione al dibattito pubblico sul futuro della RAI da parte delle lavoratrici e i lavoratori spesso dimenticati: quelli del piano terra, quelli che per primi subiscono ciò che al settimo piano sono definiti “tagli al costo del personale” ma quando cominciano a scendere di piano si trasformano in tagli a pezzi di vita, di anima, rinunce, delusioni, cause di lavoro.

Ora come tra anni fa chiedo ancora ospitalità e ora come allora racconto di una RAI ancora ghermita dai partiti, con una legge di riforma (220/2015) che ha fatto pagare con gli interessi la novità della presenza del consigliere in rappresentanza delle lavoratrici e lavoratori, rendendola ancora più dipendente dal governo dal punto di vista manageriale, editoriale ed economico.

Alla indignazione a comando, dettata da eventi mediatici del momento e opportunismi di parte dei partiti che invocano una riforma che allontani loro stessi dal controllo della RAI, segue la vergogna della ripetizione con episodi come il rinvio di circa un mese dell’assemblea dei soci che produrrà ritardi nel cambio dei vertici uscenti. Ritardi evidentemente prodotti da mancati accordi tra partiti: dal via subito i partiti dalla RAI siamo arrivati al via i prossimi partiti dalla RAI.

Che almeno si utilizzi questo costoso tempo in più per valutare con cura, magari attraverso audizioni pubbliche, la scelta di un AD scelto tra manager interni autorevoli e indipendenti in grado di recuperare il tempo perduto e partire immediatamente con un piano industriale/tecnologico, editoriale e culturale in grado di completare la avviata trasformazione di RAI in media company di servizio pubblico per tornare ad essere riferimento assoluto tra i servizi pubblici europei come indipendenza, autorevolezza, garanzia di pluralismo politico e sociale e dunque modello paese per libertà di informazione.

Tra gli appuntamenti ricordo che nel 2022 si rinnoverà il contratto di servizio, a tal proposito spero si avvi presto una ampia e accurata consultazione pubblica che coinvolga soggetti interni ed esterni all’azienda.

Nel 2027 poi, scadrà la concessione e sarà necessario arrivare a quella data con una RAI moderna, efficiente, finanziata adeguatamente e davvero libera, in grado di accompagnare con mano un paese che faticosamente sta provando ad uscire da una pandemia che ha lacerato ancora di più il tessuto sociale, quest’ultimo da ricostruire attraverso promozione della coesione, inclusione, educazione e nuova consapevolezza, a partire dai grandi temi ambientali e le emergenze climatiche che abbiamo visto essere causa primaria delle pandemie.

Nella cassetta degli attrezzi degli amministratori prossimi venturi del servizio pubblico ci dovrà essere il coraggio per vincere resistenze esterne e interne, per riorganizzare profondamente la macchina produttiva aziendale e prepararla a ricevere, entro tre anni, una auspicabile riforma del sistema delle telecomunicazioni che comprenda governance e criteri di nomina al fine di renderla davvero indipendente e libera di ideare e produrre, sopratutto con le proprie professionalità, contenuti crossmediali nel rispetto del contratto di servizio, dei dipendenti, dell’indotto e infine dell’unico editore di riferimento: il cittadino.

RAI servizio pubblico è un essere speciale e Noi dobbiamo avere cura di Lei.


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