La scarcerazione di Brusca ha avuto reazioni tanto simultanee quanto demenziali, soprattutto da quel centro-destra che mai ha creato una cesura con gli ambienti mafiosi. Invece è stato silenziato l’arresto del sindaco di Taranto, comune indagato per infiltrazioni mafiose; in questo caso il silenzio leghista è stato più significativo dell’indignazione ipocrita sul caso Brusca. Altro silenzio eloquente quello per il beneficio ottenuto dagli amministratori della Lega che in Lombardia, grazie al “rito abbreviato”, forse non vedranno mai il “sole a scacchi”. Nessun commento, da parte del diretto interessato, ci fu sul fatto che grazie ad “una sentenza un po’originale” (De Andrè) la Lega restituirà nei secoli a venire i quarantanove milioni (49.000.000,00) di euro sottratti allo stato.
Ovvio ribadire che la legge va rispettata in ogni caso, anche se l’esito di un evento giudiziario non è gradito. Risulta banale ricordare che senza i pentiti la mafia sarebbe ancora più forte. Ma quello che conta per i politici è trovare i “quindici minuti di celebrità” che profetizzava Andy Warhol. Anche la raccolta delle firme per il referendum sulla riforma della Giustizia è uno spot pubblicitario, in quanto molto probabilmente non supererà lo scoglio della Corte Costituzionale.
Tornando a Brusca mi preme segnalare l’intervento serio ed equilibrato della siciliana Cinzia Leone: “Bisogna fare antimafia in modo costante!… il carcere assurga al ruolo di agenzia educativa, quindi rieducare, riabilitare e consegnare alla società civile cittadini migliori”. Ma siccome è una ottima applicazione dell’art. 27 della Costituzione, sarà molto difficile riuscirci.