Black Lives Matter: il nostro calcio smetta di aver paura di una battaglia giusta

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Black Lives Matter non è un argomento alieno, è una campagna globale contro il razzismo che sta coinvolgendo l’intero mondo sportivo internazionale. Che cosa ne pensano i nostri campioni in maglia azzurra? Ehi, Non è mica la domanda su Carnèade agli esami di maturità! E’ un movimento mondiale in cui hanno preso posizione Hamilton, Osaka, LeBron e fior di campioni. Dopo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: l’uccisione ingiustificata dell’afroamericano Floyd nel maggio 2020 per mano di un poliziotto americano. Allora?  La nostra bella Nazionale, brillantissima in campo, che fa? Arrivati all’esame di Euro 2020 impreparati i nostri hanno fatto finta di niente sino alla partita col Galles. Cinque inginocchiati su undici. Non succederà più hanno detto dirigenti e staff, decideremo tutti insieme. Poi hanno detto di inginocchiarsi solo quando lo fanno gli altri. Poi, in queste ore, hanno detto di lasciare libertà di scelta. Mai una esplicita parola a sostegno della campagna Black Lives Matter. I prossimi avversari saranno i belgi di Romero Lukaku, centravanti dell’Inter, uno che si è sempre schierato e non ha mai aspetto imbeccate: “Il razzismo nel calcio è al massimo storico – ha dichiarato alla CNN venti giorni fa – le Leghe calcio (ndr: massimi organismi privati di rappresentanza delle squadre professionistiche) dovrebbero parlare con i giocatori e fondamentalmente cercare di iniziare a fare le cose con i giocatori e con le loro squadre”.

Punto centrato: lavorare seriamente per sconfiggere razzismo e discriminazioni, diffondere consapevolezza su Black Lives Matter, ovvero che cosa significhi una battaglia giusta, e sulla funzione sociale ed educativa del calcio e dei suoi interpreti. Spiegare, ad esempio, che cosa significano quegli striscioni che spesso compaiono anche negli stadi italiani con sopra scritto “Respect”: non sono striscioni pubblicitari, non è un nuovo sponsor, ma sono frutto di campagne internazionali per il rispetto dei diritti.

In sintesi: il binario morto dell’isolamento dorato del calcio, dei calciatori e dello sport è un disco rotto. Ne prendano finalmente atto le istituzioni pubbliche e private che governano lo sport e il calcio. Italia- Belgio si giocherà venerdì 2 luglio alle ore 21, all’Allianz Arena di Monaco di Baviera, in Germania. Quello che il sindaco, in rappresentanza della cittadinanza che l’ha eletto, chiedeva illuminato con i colori arcobaleno in occasione di Germania-Ungheria di qualche giorno fa, finita 2-2. E che l’Uefa, la massima istituzione (privata) del calcio europeo, ha vietato. Questo non ha impedito a Manuel Neuer, capitano della Germania, di andare in campo con la fascia arcobaleno, come ha sempre fatto dall’inizio dell’Europeo di calcio: “In passato la nazionale della Germania non prendeva troppe posizioni politiche, o comunque venivano dati degli indirizzi generali. Oggi, invece, anche grazie ai social, ogni singolo ha maggiore influenza. Come nazionale vogliamo dire che oltre il calcio ci sono questioni che vanno sostenute, siamo degli esempi per i giovani. Siamo solidali con loro: siamo per il rispetto, l’inclusione, l’apertura e siamo contro ogni forma di violenza, razzismo e discriminazione. Siamo per la difesa dei diritti umani ed è per questo motivo che continuerò a indossare la fascia arcobaleno».

E Leon Goretzka ha festeggiato sotto il settore dei tifosi ungheresi il gol del 2-2 che ha qualificato la Germania agli ottavi di finale. Il giocatore del Bayern ha mostrato con le mani il gesto del cuore, in riferimento al divieto per lo stadio della sua città, Monaco, di tingersi d’arcobaleno:  “Il significato di questo gesto è molto chiaro – ha detto – e non c’è alcun secondo fine. Noi come mondo del calcio vogliamo contrastare il razzismo e l’omofobia con la diversità”. Messaggio semplice e diretto, perchè certi argomenti diventano tabù per il nostro calcio? Una battaglia giusta come Black Lives Matter ha bisogno del calcio e dei calciatori italiani.


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