La giornata era iniziata con il presidio in Piazza Mazzini sotto la sede della RAI dove si è svolto un incontro con i colleghi delle varie testate giornalistiche della città, organizzato dal Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, quello del Veneto, Federazione nazionale della stampa, Inpgi, Ordine dei Giornalisti, Articolo 21 e con la partecipazione delle sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, la presenza di un rappresentante del cdr del Trentino. Erano presenti insieme a Rocco Cerone segretario del Sindacato regionale, il vice segretario Lorenzo Basso, la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, i giornalisti del Comitato di redazione del Trentino, la segretaria del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, i portavoce del presidio regionale di Articolo21 Trentino Alto Adige e Veneto, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil: Cristina Masera, Dieter Mayr, Toni Serafini. Manifestazione che aveva come obiettivo quello di riportare all’attenzione dell’opinione pubblica la grave crisi che sta attraversando l’informazione e la stampa in generale, data dalla perdita progressiva dei posti di lavoro e la necessità di dare risposte al precariato vera piaga della categoria dei giornalisti. Poche ore dopo è stata resa pubblica la sentenza emessa dal giudice del lavoro Il giudice del lavoro di Trento Giorgio Flaim che ha condannato la società editrice del Trentino SIE SPA per comportamento antisindacale, (la chiusura del quotidiano Trentino risale al mese di gennaio di quest’anno decisa senza nessun preavviso) sulla base delle legittime prerogative del Comitato di redazione previste dall’articolo 34 del Contratto collettivo di lavoro e sottoscritto dalla Federazione Editori e dalla FNSI. Il giudice ha ordinato la pubblicazione della sentenza su L’Adige, Il Corriere del Trentino e nel sito web del quotidiano online e di rifondere al sindacato la metà delle spese legali.
A Bolzano era stato ribadita la gravità di una decisione da parte dell’editore monopolista in Trentino Alto Adige che non aveva trovato una soluzione al tavolo delle trattative e con il tentativo di una conciliazione tra le parti. Hanno preso la parola, Rocco Cerone segretario regionale del Sindacato che ha posto la questione ai presenti come prioritari per garantire il proseguo dell’attività giornalistica, istituto fondamentale della democrazia a garanzia di un’informazione libera e indipendente: «Non possiamo cedere al tentativo di vedere cancellare il diritto di esercitare con dignità la professione – ha spiegato il segretario – e quello che è accaduto con il Trentino è una ferita per tutto il territorio». Lo stesso segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso ha spiegato come sia grave la situazione attuale: « Se all’estero i giornalisti non sono liberi e vengono arrestati insieme ai loro editori, come forma di repressione brutale della libertà di stampa, in Italia questo non accade e la stampa è libera, ma molto spesso sono i giornalisti a non esserlo. Sempre più spesso non lo sono perché si indebolisce il loro lavoro che è sempre più precario e questo tema è scomparso dall’agenda politica e sta diventando progressivamente sempre più marginale. È importante far quanto insieme con tutto il resto del mondo sindacale, anche in questa battaglia, che non è di principi e ideologie ma è sacrosanto per permettere il blocco ulteriore dei licenziamenti. Si assiste ad una attenzione sempre minore sui diritti dell’informazione e sui temi del lavoro. Noi siamo in piazza e continuiamo a protestare per chiedere a chi governa oggi di aprire dei tavoli sull’informazione. Non si può pensare di costruire un’Italia nuova solo perché è stato messo a punto un piano di ripresa e resilienza, per poi scoprire che la parola informazione è citata solo un paio di volte quando si parla di transizione ecologica. Non è questo che i cittadini italiani, prima dei giornalisti, hanno bisogno – ha proseguito Lorusso – perché l’informazione è essenziale per avere un’opinione pubblica matura, capace di partecipare alla vita sociale del paese. Vogliono, invece che i cittadini siano solo sudditi per seguire le mode. L’informazione serve ad aprire le menti. È grave quando non si consente ai giornalisti ad avere un giusto contratto e la vicenda del Trentino è emblematica e paradossale . C’è un editore che riesce a drenare risorse pubbliche anche ingenti e poi diventa monopolista di fatto all’interno della sua stessa regione per poi decidere di chiudere un suo giornale. Le risorse pubbliche vanno date a chi crea occupazione e non a chi le distrugge, se accade deve vedersele tagliare. L’editore Ebner percepisce sei milioni e duecentomila euro all’anno di contributi pubblici a fronte di un esborso che grava sulle spalle di tutti i cittadini italiani. Non si può consentire a questo editore di ridurre il pluralismo dell’informazione in questo territorio. Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio Draghi di andare a parlare del lavoro pagato poco, del problema del precariato e vogliamo sapere se non vogliono riconoscere la dignità del nostro lavoro. Lo smantellamento progressivo delle voci plurali di questo paese è qualcosa che non possiamo acconsentire se vogliamo difendere la nostra democrazia». La presidente dell’Inpgi Marina Macellone: «L’Inpgi è un presidio fondamentale per l’autonomia economica della nostra professione. Un lavoro sempre meno garantito e meno tutelato e produce una informazione meno buona. Dobbiamo lottare per permettere la sopravvivenza dell’istituto per salvaguardare l’indipendenza professione e per garantire il diritto dei cittadini ad avere un informazione di qualità, presidio di democrazia». Dopo la sentenza del giudice del lavoro di Trento è stato diffuso un comunicato stampa da parte del Sindacato e FNSI. “Questo provvedimento non restituirà ai colleghi i posti di lavoro – affermano Raffaele Lorusso e Rocco Cerone segretari della FNSI e regionale del Trentino Alto Adige – ma ribadisce un principio importante, quello cioè che l’editore è tenuto a rispettare le regole fissate dal contratto nazionale di lavoro giornalistico. È auspicabile che questa vicenda possa consentire l’avvio di una riflessione, anche a livello governativo, sul mercato dell’informazione in Trentino Alto Adige e sulla necessità di garantire il pluralismo a fronte della posizione dominante acquisita dall’editore del gruppo Athesia, peraltro destinatario di contributi pubblici per l’editoria, anche sul versante della raccolta pubblicitaria. È tempo che il sottosegretario con delega all’editoria batta un colpo».
la sentenza del Tribunale del Lavoro di Trento