In un Governo italiano, sul finire degli ’80, non erano graditi ad Israele sia il Presidente del Consiglio (il “tunisino” Craxi) che il ministro degli esteri (il “petroliere arabo” Andreotti). Per fare visita a Tel Aviv si inviava il ministro della difesa Spadolini, l’unico ministro gradito a quel paese, essendo il governo Craxi assolutamente filo-arabo. Oggi si passa da un eccesso all’altro.
Oggi la politica italiana, in occasione degli episodi di guerra tra Israele e palestinesi, è filo israeliana, senza se e senza ma. Sono prese di posizione che, dall’estrema destra all’estrema sinistra, denotano una capacità di analisi che si forma solo sui telegiornali, senza alcun contributo di uno straccio di libro di storia. Ma anche con poche nozioni di geografia. Anche al ministero degli esteri.
In questa fase di scontri e provocazioni (portati da entrambi i contendenti) restano sconfitti i pacifisti che, alla luce delle dichiarazioni, sono di più in Israele che in Italia. Una ignoranza e miopia politiche che fanno il gioco proprio di Hamas, che giganteggia negli scontri, ridicolizzando la c.d. “Autorità Palestinese”. Gongolano le destre e gli estremisti, che non hanno alcuna capacità di dialogo, parola che, anche etimologicamente, presuppone la presenza di due interlocutori.. Forse oggi, come un tempo per i nativi americani,“l’unico avversario buono è l’avversario morto”.