Dal no al sì a sospendere i brevetti sui vaccini anti Covid-19. Improvvisamente Joe Biden ha cambiato la posizione degli Stati Uniti. Il presidente americano ha capovolto la scelta del suo predecessore Donald Trump in nome della solidarietà umana: «Occorre sospendere i brevetti dei vaccini contro il Covid-19, in modo che la loro ricetta sia a disposizione di tutto il mondo».
Da tempo i paesi poveri del globo chiedevano la sospensione del diritto alla proprietà intellettuale sui brevetti per poter fronteggiare la pandemia. Particolarmente decise erano e sono le richieste dell’India (travolta dalla tragedia del Coronavirus) e del Sudafrica. Ma anche la sinistra radicale del Partito democratico americano da tempo combatteva una intransigente battaglia per lo stop ai brevetti.
Ma i secchi no delle multinazionali farmaceutiche statunitensi (in testa la Pfizer) avevano bloccato tutto. Le cosiddette Big Pharma sono in rivolta contro il rischio di perdere giganteschi profitti.
Biden, però, non si è fermato ed ora la questione è sul tavolo del Wto (l’organizzazione mondiale del commercio) a Ginevra. Il presidente americano con questa mossa di solidarietà internazionale vuole rilanciare il prestigio e il primato geopolitico di Washington, mettendo in un angolo l’espansionismo cinese e russo affidato alla distribuzione gratuita o quasi dei vaccini ai paesi del terzo mondo (anche se «poi le consegne non corrispondono agli annunci» secondo Draghi). Nello stesso tempo vuole conquistare l’appoggio dell’ala radicale del Partito democratico che lo ha appoggiato con scarso entusiasmo nella battaglia per la Casa Bianca, considerandolo un moderato, un centrista.
L’Unione europea, però, ha un atteggiamento prudente perché i 27 partner sono divisi. Italia e Francia sono a favore, la Germania è contro. Mario Draghi ha accolto con soddisfazione la decisione di sospendere i brevetti («I vaccini sono un bene comune globale») e così pure Emmanuel Macron (si è detto «completamente favorevole»). Angela Merkel, invece, ha frenato (creerebbe «gravi complicazioni»).
Ci sono di mezzo forti interessi nazionali. La tedesca BioNTech, che assieme a Pfizer produce l’innovativo vaccino (in base alla rivoluzionaria tecnologia mRna), ha già ampiamente ribadito la sua contrarietà allo stop temporaneo del brevetto. Ugur Sahin, fondatore di BioNTech, è contrario a sospendere i brevetti perché la scelta non renderebbe più rapida la produzione di vaccini. Anzi, ci sarebbe il rischio «di vedere la comparsa di vaccini di qualità inferiore prodotti nei paesi poveri».
Gli interessi nazionali si fanno sentire. Forse è solo un caso, ma sta per partire la produzione anche del vaccino della Curevac, un’altra casa farmaceutica tedesca che utilizza l’innovativo meccanismo mRna, come le americane Pfizer e Moderna. È scoppiata nel mondo la seconda fase della “guerra” dei vaccini, iniziata nel febbraio 2020 quando esplose l’incubo del Coronavirus, prima in Cina e poi in Italia.