Parliamoci chiaro: è da 28 anni che si aspetta una legge per la Rai che le restituisca finalmente autonomia e sciolga il nodo della sua dipendenza dalla politica. Le proposte di legge( varie) esistono, ma sono arenate. Le idee, a partire dalla proposta dell’ex presidente Rai Zaccaria di discutere nelle aule parlamentari una mozione di indirizzi su missione del servizio pubblico e criteri di selezione delle candidature, insieme ad altre preziose iniziative in circolazione, circolano con competenza e passione, ma non riescono a rompere il muro della sordità( interessata) della politica.
E allora diciamocela tutta, senza ipocrisie. Non ci sarà una legge entro fine maggio. Ci sarà invece l’elezione dei membri del cda che avranno le mani legate, perché imbrigliati nel vecchio sistema di governo aziendale.
Sarebbe folle pensare a una specie di patto di legislatura per la Rai, a cui si atterranno i nuovi vertici, in attesa della legge di riforma, fatto di pochissime, semplici, cose? Linee guida che, però, dovranno guidare le nomine e le scelte?
-“Rialfabetizzare la Rai”, come fece il maestro Manzi, insegnando all’Italia a leggere e scrivere e facendo così una potente operazione di aggregazione nazionale. “Rialfabetizzare la Rai”, spurgandola dalle scorie delle censure, dall’obbedienza partitica e dandole autorevolezza, con un linguaggio che sappia includere e non alimentare divisioni.
-“ Risvegliare le parole”. Ogni parola ha dentro di sé una una scintilla di fuoco e di vita: questo è il primo compito del comunicatore. Spesso la comunicazione è stata sottomessa a propaganda, a ideologie, a fini politici o di controllo dell’economia e della tecnica. Sono parole di Papa Francesco e non c’è bisogno di aggiungere altro.
“ Informare”, superando l’attuale ipocrita pluralismo , che sa di politica e di burocrazia. Assicurare al grande pubblico un’offerta varia e completa, nei telegiornali come nei palinsesti. Insomma, confronto. L’esplosione dei social media non può mettere in ginocchio la Rai rendendola residuale. Ma per reggere la sfida ci vuole coraggio e determinazione. E’ molto più semplice rafforzare le convinzioni, fidelizzare il pubblico( come fanno i social), che non offrire un vero confronto tra punti di vista.
Sono tre piccole cose. Secondo voi i futuri consiglieri di amministrazione, per quanto eletti ancora con la vecchia legge, non potrebbero condividerle e farne il loro manifesto?