È sempre più in crescita il fenomeno delle minacce rivolte ai cronisti che indagano su mafia, camorra e immigrazione. «Ormai chiunque crede di poter minacciare sia di persona sia sul web. E nei primi 4 mesi del 2021 sono in evidente aumento i casi di minacce rivolte a chi fa il proprio dovere come cronista». A lanciare l’allarme è il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, oggi in tribunale a piazzale Clodio per la sentenza (prevista ma slittata a fine mese) del processo in tribunale che vede parti offese lo scrittore Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione, colpiti da minacce aggravate dal metodo mafioso in relazione al proclama letto all’udienza del 13 marzo 2008 del processo d’appello ‘Spartacus’ dall’avvocato Michele Santonastaso, nella veste di difensore del boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti.
«Ho voluto ringraziare oggi l’avvocato Giulio Vasaturo per ribadire che saremo presenti come parte civile – ha detto Giulietti –. Lo faremo ovunque ci sarà chiesto, esattamente come abbiamo fatto con Saviano e Capacchione. Noi ricordiamo al governo che è ormai tempo di cambiare con atti concreti. Dopo 20 anni e tante parole di solidarietà, le leggi bavaglio restano lì. C’è una singolare forma di tolleranza della politica e delle istituzioni nei confronti delle minacce nei confronti dei cronisti. Molti di questi giornalisti sono precari. Abbandonati a loro stessi. Noi siamo al fianco di Saviano e Capacchione che sono stati aggrediti per aver rappresentato l’articolo 21. Così come siamo al fianco di tutti i cronisti minacciati, molto spesso precari. E purtroppo c’è poca voglia di affrontare il tema del precariato», ha concluso Giulietti. (Agi)
(nella foto l’avvocato della Fnsi, Giulio Vasaturo con Rosaria Capacchione e il segretario del Sugc, Claudio Silvestri)