Nel PCI vigeva il sistema del “centralismo democratico”, retaggio stalinista, perchè di democratico non c’era nulla, in particolare per nomine e candidature. Altresì nei partiti democratici la paura dei tradimenti era enorme, per cui i capi avevano come collaboratori politici i meno capaci: Andreotti aveva Evangelisti; Forlani aveva Casini; Nenni aveva Craxi. Errore storico. Oggi tutti i partiti usano un nuovo “centralismo democratico”, in quanto tutte le nomine e le candidature sono decise da uno o due capi manipolo. Quando non sanno che pesci pigliare si parla (e soltanto) di primarie.
La vicenda delle candidature a Sindaco nelle grandi città italiane sta superando il livello della comica finale. Sembra proprio di vedere i Fratelli Marx, alle prese con la più classica bomba con la miccia, passata freneticamente di mano in mano, prima di scoppiare in faccia al predestinato. In sostanza: chi vuol fare il Sindaco non ha seguito, mentre chi ha seguito non vuole fare il Sindaco. Caso a parte quello di Calenda che avrebbe l’appoggio di Renzi, a patto che cambi nome al suo movimento: da “Azione “ ad “Azione… scorretta”. La Raggi, di sòle, ne dà tante.
Purtroppo il triste quadro politico nazionale ha devastato il gioco democratico, minando il punto di immediato contatto tra la politica e la gente: i Sindaci. Tutte le leggi prevedono sempre nuovi oneri per gli Enti Locali, senza alcun contributo economico, per cui tutti i comuni sono ad un passo dal dissesto, ed in particolare quelli del Sud, grazie al criterio di finanziamento della “Spesa storica”, che dà ai ricchi per togliere ai poveri. Inoltre il neo “centralismo democratico” ha fatto terra bruciata nei partiti che sono sempre più autoreferenziali e procedono senza il conforto di alcun dibattito, che avrebbe il torto di essere veramente democratico. Andreotti santo subito!