Omofobia e diritti umani. Su GoFundMe storie di discriminazione, di impegno sociale e civile

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Il 17 maggio del 1990 l’OMS cancellava l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali: già allora la strada verso la valorizzazione delle diversità e la lotta contro la discriminazione appariva tortuosa e in salita. Un percorso che si sarebbe dipanato tra complesse dinamiche sociali, stereotipi negativi riferiti all’omosessualità e gli innumerevoli atti di violenza fisica e verbale.

Ed è proprio il 17 maggio la giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia: un momento che dovrebbe essere un’occasione di sincera riflessione sul concetto di uguaglianza e su come la società intende tutelare i diritti umani.

In questi ultimi mesi sulla piattaforma di raccolta fondi GoFundMe abbiamo supportato numerose richieste di aiuto da parte di giovani discriminati per il loro orientamento sessuale, come nel caso di Malika, la storia di una ragazza di 22 anni cacciata di casa dopo aver dichiarato apertamente alla sua famiglia di essere omosessuale. Una campagna organizzata dalla cugina per aiutarla che, in poche settimane, grazie anche alla solidarietà espressa da vip e influencer, si è trasformata in un caso mediatico che ha generato migliaia di messaggi di sostegno e di donazioni provenienti da tutta Italia.

La lotta alla discriminazione passa anche attraverso le storie di madri e padri che lottano per il riconoscimento del diritto alla genitorialità e che attivano raccolte fondi per sostenere le spese legali dei processi come è avvenuto per Sara e Irene. Le due donne unite civilmente dal 2017 hanno due bambini, ma la vicenda ha inizio quando Sara si reca in Comune per far trascrivere il cognome della sua compagna sull’atto di nascita della figlia appena nata, al rifiuto dell’ufficio inizia l’odissea legale e, in corte d’appello Sara viene condannata a pagare le spese processuali. Anche se sfiduciate, le due donne vorrebbero proseguire la loro battaglia in cassazione, per questo gli amici hanno organizzato la raccolta fondi.

Tra le campagne nate su GoFundMe ci sono iniziative organizzate dalla comunità LGBTQI+, ne è un esempio una panchina arcobaleno per il centro di Piombino, un gesto simbolico per ricordare l’impegno della città contro le discriminazioni e mantenere un dialogo con la popolazione, o anche raccolte fondi nate per sostenere l’associazione LGBTQIA dell’Alma Mater, costituita da un gruppo giovanile studentesco che intende essere punto di riferimento per le tematiche di genere e dell’orientamento sessuale all’interno dell’Università di Bologna.

La discriminazione può e deve essere combattuta anche attraverso l’arte e le varie forme di espressione, lo dimostra la campagna Green Murales, l’interessante progetto voluto dall’associazione Yourban2030 che ha realizzato a Roma il primo murales green sul tema dell’identità di genere. La campagna ha finanziato l’opera dedicata alla scomparsa Karl Du Pignè (Andrea Berardicurti), icona e attivista del mondo LGBTQI+.

Anche un’opera cinematografica può contribuire alla riflessione sull’identità, sull’orientamento sessuale, lanciando un messaggio sociale chiaro e diretto, è il caso del lungometraggio La mia Voce, una produzione nata dal basso sostenuta e creata da giovani appassionati di cinema. La raccolta fondi servirà a coprire i costi della realizzazione, produzione e distribuzione del film.

Ognuno di noi può essere parte attiva nella costruzione di una società di pari diritti. Passare all’azione, dunque, considerare il fenomeno dell’omofobia come qualcosa di nostro, da modificare e non come problema, ancora una volta di un ‘altro’, solo così potremmo dire di aver contribuito a combattere le discriminazioni.

 


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