Non si può restare oltre a guardare esseri umani morire e continuare ad andare avanti in una normalità solo apparente ma in realtà lontana anni luce da ciò che sta accadendo nel Mediterraneo, alla crescita dei numeri sui morti annegati. Medici Senza Frontiere torna lì, nell’inferno che molti vorrebbero ignorare.
“Di fronte alle morti incessanti nel #Mediterraneo centrale, dobbiamo fare la nostra parte. Torniamo in mare con la nuova nave #GeoBarents per portare soccorso, cure e umanità sulla rotta migratoria più letale al mondo, abbandonata dai governi europei” Con questo tweet e un comunicato sul sito Msf annuncia che da oggi riparte la ricerca e il soccorso nel Mediterraneo centrale per salvare le vite dei migranti e rifugiati che tentano la disperata traversata della Libia.
“Il nostro ritorno nel Mediterraneo, per il settimo anno consecutivo, è il risultato diretto delle sconsiderate politiche di non-assistenza da parte dell’Europa, che condannano le persone a morire in mare. – scrive Claudia Lodesani, presidente di Msf Italia – Negli anni i governi europei, in particolare Italia e Malta come Stati costieri più coinvolti, hanno progressivamente abbandonato l’attività di ricerca e soccorso, hanno smesso di assistere le persone in pericolo e hanno deliberatamente ostacolato, se non criminalizzato, l’azione salvavita delle organizzazioni in mare. Queste politiche hanno lasciato alla deriva migliaia di uomini, donne e bambini, a rischio di annegare lungo il confine meridionale d’Europa. Chiediamo che venga interrotto al più presto il supporto dell’Europa alla guardia costiera libica e al ritorno forzato delle persone in Libia, e che venga ripristinata una efficiente capacità di ricerca e soccorso per fermare le morti in mare. Dal 2015 le nostre équipe mediche a bordo di diverse navi di ricerca e soccorso testimoniano con orrore la tragedia umana che si svolge alle porte dell’Europa mentre migliaia di persone rischiano di annegare in mare o vengono riportate con la forza a terribili condizioni in Libia”.
Medici senza frontiere scende in mare con la nave Geo Barents per soccorrere persone in pericolo e fornire loro assistenza medica d’emergenza. I dati che affluiscono negli ultimi giorno, ma non solo, sono terribili: da inizio anno più di 500 uomini donne e bambini sono morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale. Il “solo” naufragio del 22 aprile ha provocato almeno 130 morti, altri sono seguiti nelle settimane seguenti. Chi sopravvive rischia di essere intercettato dalla guardia costiera libica supportata dall’Unione Europea e riportato con la forza in Libia (7.000 solo quest’anno). Msf è scesa per la prima volta in mare nel 2015 e ha operato su sette diverse navi umanitarie, anche in partnership con altre organizzazioni, partecipando a oltre 680 soccorsi e contribuendo ad assistere oltre 81.000 persone. A bordo della Geo Barents, battente bandiera norvegese, ci sono 20 operatori di Msf e 12 persone dell’equipaggio marittimo.