Raissouni è stato arrestato il 20 maggio 2020 per un’accusa di violenza sessuale ai danni di un omosessuale. Appena due giorni prima dell’arresto, aveva pubblicato un articolo in cui denunciava l’arresto di migliaia di persone per aver violato lo stato d’emergenza, dichiarato per fronteggiare la pandemia da Covid-19. Nell’articolo, aveva criticato Abdellatif Hammouchi, capo della polizia e dei servizi segreti, e il capo della procura Mohamed Abdenabaoui.
I reati di cui deve rispondere sono “sequestro di persona e violenza privata” e “danno alla decenza”.
Da quando ha intrapreso lo sciopero della fame, un infermiere del carcere monitora quotidianamente la sua pressione sanguigna e i livelli di zuccheri e magnesio e un dottore si fa vivo in cella una o due volte alla settimana. Ma secondo i familiari e gli avvocati di Raissouni, questo non basta.
All’udienza del 18 maggio non è stato neanche in grado di prendere la parola. Per questo, è stata fissata una nuova udienza per il 3 giugno.
Amnesty International ha sollecitato le autorità del Marocco a tutelare la salute di Raissouni assicurando, tra l’altro, che abbia accesso a cure adeguate da parte di un medico di fiducia.
Nel 2019 un altro giornalista di “Akhbar al-Yaoum” era stato accusato di violenza sessuale e condannato a 15 anni di carcere. Due mesi fa, il quotidiano è stato costretto a sospendere le pubblicazioni a causa di difficoltà finanziarie e delle minacce e degli arresti nei confronti dei suoi giornalisti.