Come giudicare la libreria romana che si rifiuta di vendere il libro di Giorgia Meloni? Il dibattito divide i commentatori, con una parte preponderante che è a favore della libera vendita della autobiografia personale e politica dell’autrice, nel nome della libertà di pensiero. E del rispetto che comunque si deve avere nei confronti del libro, oggetto avversato solo dalle dittature.
Tutto giusto, o quasi. Sì perché la democrazia deve essere rispettosa di tutti, ma non di chi vuole abbatterla, come i fascisti. Con cui la Meloni tiene un atteggiamento ambiguo, relegandone la perversa dottrina alla storia, come se ormai quel pensiero si fosse estinto. Mentre ancora oggi esponenti del suo partito possono dire – senza essere espulsi in tronco – che “se avessero un figlio gay lo brucerebbero in un forno”, dimostrando che il contrario di Zan è Naz. Ecco, allora sono anch’io a favore della libera vendita del libro della Meloni, ma con l’avvertenza sullo scaffale che si usa per le sostanze tossiche: “Attenzione: maneggiare con cura, perché l’autrice non è antifascista”.
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