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Libertà di stampa, l’allarme dell’Onu: con la pandemia di Covid aumentate limitazioni e bavagli

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La Giornata mondiale della libertà di stampa di quest’anno sottolinea l’importanza dell’informazione come bene pubblico, un tema di enorme importanza poiché la pandemia di Covid-19 attanaglia ancora il mondo e le notizie false e la disinformazione continuano a danneggiare la salute, i diritti umani e la democrazia allo stesso modo. Oggi più che mai è un’occasione per riflettere sulla centralità di un settore dei media sostenibile e di un ecosistema dell’informazione sano e responsabile.
Il 2021 è stato l’anno che più di tutti ha visto gli organi di informazione sottoposti a limitazioni dai governi, non solo quelli autoritari.
L’analisi globale della ricerca sullo stato dell’informazione, per lo più concentrata sui paesi sviluppati, ha evidenziato che il Covid 19 ha favorito le restrizioni della libertà di stampa, registrando l’impatto maggiore nei paesi in via di sviluppo, spesso con istituzioni più deboli e con evidenti deficit democratici.

In una fase in cui la domanda pubblica di informazioni è cresciuta esponenzialmente, i mezzi di informazione sono stati limitati da fattori avversi, dal calo delle entrate pubblicitarie alle leggi e regolamenti restrittivi e repressivi.

Ciò ha compromesso non solo la loro capacità di fornire informazioni di alta qualità, ma ha leso il ruolo di chi dovrebbe promuovere una governance responsabile, un dibattito pubblico equilibrato e un dialogo nazionale costruttivo.

La fiducia del pubblico nelle fonti di notizie tradizionali nell’ultimo anno ha toccato minimi storici.

Il 61% degli intervistati dall’Edelman Trust Barometer (un’indagine che copre sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo) ritiene che i media stiano fallendo nell’essere obiettivi e apartitici.

Questi problemi stanno contribuendo a un significativo deterioramento degli ecosistemi dell’informazione, minacciando l’informazione come bene pubblico.

Molte persone si sono rivolte a fonti online in gran parte non regolamentate che trattano le informazioni come una merce da utilizzare per guadagni economici o politici.

Di conseguenza, il pubblico è sempre più esposto a informazioni non verificate, inesatte e fuorvianti, che ostacolano la loro capacità di esercitare i propri diritti, prendere decisioni ‘informate’ e contribuire allo sviluppo pacifico delle loro società.

Come ha ricordato Haoliang Xu, segretario generale aggiunto dell’ONU e direttore dell’ufficio per il sostegno alle politiche e ai programmi, alla vigilia del World press freedom day, l’informazione è un bene pubblico e necessita del sostegno pubblico.

I governi hanno la responsabilità di promuovere media liberi e indipendenti e favorire l’accesso del pubblico alle informazioni in linea con gli standard internazionali sui diritti umani.  Ciò include la riduzione degli ostacoli legali e di altro tipo a mezzi di informazione imparziali e la protezione dei cittadini da informazioni false e dannose.  Ma mantenere sani ecosistemi informativi è una responsabilità condivisa, non solo delle istituzioni pubbliche.

È in sintesi ciò che sostengono le Nazioni Unite.

Anche i media stessi, il settore privato comprese le piattaforme Internet, la società civile e gli attori dello sviluppo internazionale hanno un ruolo da svolgere.

Le sfide affrontate dai sistemi di informazione a livello globale stanno avendo un impatto significativo nei paesi in cui l’Onu è attivamente impegnata a creare una sistemi per superare le vulnerabilità di governance e supportate la costruzione della pace.

“Una prima condizione per garantire mezzi di comunicazione sostenibili, indipendenti e pluralistici, nonché la protezione dei giornalisti, è un contesto normativo favorevole” si legge nella relazione dei vertici dell’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) “Questo è il motivo per cui stiamo lavorando con i partner governativi, le agenzie delle Nazioni Unite, le coalizioni dei media e altre parti interessate per sostenere la riforma legale e sensibilizzare sull’importanza di media imparziali e indipendenti”.

In Sierra Leone, ad esempio, UNDP ha collaborato con il Media Reform Coordinating Group per rafforzare il quadro normativo nazionale sulla libertà di espressione.

In Bangladesh, ha sostenuto lo sviluppo di infrastrutture normative e operative per rendere le informazioni sulla pubblica amministrazione più trasparenti e accessibili, anche attraverso uno stretto impegno con i giornalisti.

Le Nazioni Unite hanno anche espresso l’importanza che i media contribuiscano alla prevenzione dei conflitti e a una governance responsabile e inclusiva.

In Libano, UNDP ha collaborato con Thomson Reuters per sostenere i media nazionali nel contrastare la polarizzazione sociale e politica attraverso iniziative come il Patto dei giornalisti per il rafforzamento della pace e il lancio di una “cassetta degli attrezzi” sugli standard professionali.

Un impegno importante considerando l’inquinamento delle informazioni un rischio costante per le prospettive a lungo termine dei principi democratici e della coesione sociale.

Per tentare di supportare le democrazie ‘fragili’ l’UNDP lavora con una serie di parti interessate, inclusi i media tradizionali e online, per ridurre la disinformazione e contrastare i discorsi dell’odio e divisivi online.

In Cile e Uruguay, ad esempio l’UNDP ha lanciato campagne pubbliche per mettere in guardia dai pericoli della disinformazione e promuovere capacità di alfabetizzazione Internet critica.  In Ucraina, il monitoraggio dell’UNDP dei racconti di disinformazione online sta aiutando il governo a rispondere in modo più efficace e proattivo alla disinformazione di COVID 19.

Come sottolineato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, mentre si appella al sostegno del Fondo internazionale per i media di interesse pubblico, è essenziale riconoscere il “ruolo fondamentale di informazioni affidabili, verificate e universalmente accessibili nel salvare vite umane e nella costruzione di società forti e resilienti”.

La promozione della sostenibilità dei media e la lotta contro le fake news sono dunque un impegno fondamentale per le Nazioni Unite che ha lo scopo di favorire la visione di società pacifiche, giuste e inclusive, come prospettato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.  Anche noi di Articolo 21 sosteniamo questo impegno e continueremo a collaborare con i nostri partner internazionali, le agenzie delle Nazioni Unite e tutti gli attori rilevanti per sviluppare soluzioni innovative e olistiche che promuovano media liberi, indipendenti e sostenibili come una necessità democratica e l’informazione come un bene pubblico.


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