La politica dovrebbe saper anticipare le scadenze istituzionali ed offrire le soluzioni per governarle; dovrebbe evitare in ogni caso di farsi scavalcare dalle “cose” e poi cercare frettolosamente di correre ai ripari.
Tutti sapevano che la legge n.220 del 2015 era inadeguata e che presentava seri problemi di costituzionalità con riferimento alla Governance.
Era indispensabile una nuova legge capace di correggere un modello inappropriato che consentiva alla politica e al binomio governo-maggioranza di condizionare troppo da vicino la Rai. E’ inutile scoprire tutto questo, quasi per caso, dopo un maldestro intervento a gamba tesa, con l’inequivocabile sapore della censura.
Tutti sapevano che il Consiglio di amministrazione e l’AD, scelti nel luglio del 2018 sarebbero arrivati a scadenza a metà del 2021.Per questo motivo, con un anno di anticipo rispetto a quella scadenza, era stato avviato un dibattito sulla riforma ed erano state presentate proposte di legge sia alla Camera, che al Senato, per dar vita ad un sistema “duale” che consentisse di collocare la politica nella sua giusta dimensione.
In tutti i paesi europei, dove esistono servizi pubblici affidati a società in mano pubblica, la politica non viene annullata (dato che essa costituisce un valore importante) ma viene inquadrata nel modo più corretto possibile. L’indipendenza e l’autonomia dei servizi pubblici costituiscono valori assoluti. La scelta degli amministratori, secondo requisiti di competenza e di qualità, rappresentano obiettivi fondamentali e non derogabili.
Arrivati alla vigilia delle nomine ed entrati, anzi, nel bel mezzo della procedura di presentazione e di selezione delle candidature, si deve prendere atto che la strada legislativa, risulta decisamente anacronistica.
Oggi un’altra strada è possibile ed è quella di una mozione parlamentare per discutere, prima dell’imminente rinnovo dei vertici, sia la missione della Rai, che i criteri o almeno il metodo elementare delle nomine.
Quest’idea ha margini molto ridotti, per poter essere realizzata, a fronte di un calendario parlamentare ormai consolidato. La mozione ha lo scopo di tutelare sia il voto del Parlamento, che la dignità delle persone che verranno scelte ed anche di quelle che verranno scartate. Bisogna evitare che la presentazione di un gran numero di candidature, accompagnate dai relativi “curricula”, diventi un rito vuoto ed inutile, capace soltanto di suscitare la curiosità dei mezzi di informazione per un paio di giorni, al massimo. Non è questo che è lecito attendersi da una così alta investitura nella scelta dei Consiglieri.
Bisogna evitare che le Camere si riducano a meri seggi elettorali e che procedano al voto dei candidati senza alcun serio approfondimento di queste numerose persone (e di alcune personalità). Se una mozione imponesse invece un minimo di selezione delle candidature (magari attraverso il previo lavoro di una commissione referente) e poi si facesse un adeguato dibattito sulla missione della Rai per i prossimi anni, allora tutto assumerebbe un sapore molto diverso. I cittadini capirebbero finalmente quali sono le intenzioni della politica ed i candidati scelti verrebbero inquadrati in un contesto appropriato.
Ecco perché, questo sarebbe un modo, nei tempi brevi consentiti dalla campagna elettorale per l’elezione del Consiglio, già in atto, per dare dignità all’intervento parlamentare. Non si potranno adottare tutti quei criteri di selezione o di audizioni che solo un serio intervento legislativo potrebbe introdurre, ma una strada dignitosa è ancora percorribile, attraverso uno strumento che impegni il Parlamento in un serio dibattito nella sede più appropriata.
La politica così potrebbe assoggettarsi di comune accordo a un metodo migliore ed impegnare tutti verso un obiettivo più alto non disgiunto magari anche dalle scelte del Recovery plan magari attribuendo alla Rai un ruolo nella digitalizzazione del paese, così come lo ebbe in passato nella sua prima alfabettizzazione .