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La mobilitazione dei giornalisti italiani continua

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Dopo la riunione del Consiglio nazionale della Fnsi in seduta pubblica in piazza Montecitorio, lo scorso 20 maggio, sono adesso le Associazioni regionali di Stampa a richiamare l’attenzione di istituzioni e cittadini sulla necessità di un patto per dare piena attuazione all’articolo 21 della Costituzione. I giornalisti dell’Associazione della Stampa dell’Emilia Romagna hanno già manifestato in piazza Maggiore, a Bologna. Martedì primo giugno toccherà alle altre Associazioni regionali di Stampa, che chiameranno a raccolta i propri iscritti in contemporanea in numerose città italiane.
L’obiettivo è riportare al centro del dibattito pubblico i temi che riguardano l’informazione nel nostro Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non assegna la giusta attenzione a chi fa informazione, attività essenziale e fondamentale per la tenuta delle istituzioni democratiche e per far crescere un’opinione pubblica matura. Nessun segnale concreto dal governo e dal parlamento giunge su questioni fondamentali che riguardano la libertà, i diritti, la dignità del lavoro di chi ogni giorno si sforza di aiutare i cittadini a conoscere e a comprendere.

Le proposte di legge sulla cancellazione del carcere per i giornalisti e per il contrasto alle querele bavaglio sono ferme in parlamento. Non c’è alcuna volontà di mettere mano alla riforma della Rai. I temi del rafforzamento del mercato del lavoro, dell’equo compenso per gli autonomi e del contrasto alla precarietà dilagante sono scomparsi dal dibattito e dall’agenda politica. Nel frattempo, il governo si prepara a destinare altre risorse pubbliche al sostegno del pensionamento anticipato dei giornalisti, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria dell’Inpgi, senza adottare gli interventi e le misure strutturali necessarie per la messa in sicurezza dell’Istituto. L’Inpgi è baluardo della libertà e dell’indipendenza dei giornalisti italiani: l’attuale situazione di disavanzo è la conseguenza della deriva del mercato del lavoro e dell’assenza di volontà politica per affrontare e risolvere le criticità strutturali del settore. L’informazione italiana ha bisogno di una nuova legge di sistema che l’accompagni nella delicata fase di transizione digitale, valorizzando il lavoro di quanti oggi svolgono la propria attività su una molteplicità di piattaforme. Occorre rilanciare il dialogo fra governo e parti sociali. Il confronto deve puntare ad una nuova normativa quadro di sostegno e rilancio.

L’impostazione che sta prendendo corpo è inaccettabile perché rischia di trasformare il passaggio al digitale in una fase di indebolimento e marginalizzazione dell’informazione di qualità e di distruzione di posti di lavoro. A questa prospettiva i giornalisti italiani hanno il dovere di opporsi, chiamando il governo, a cominciare dal suo presidente, Mario Draghi, ad una presa di coscienza e ad un confronto serrato, esattamente come avvenuto per altri settori, che restituisca all’informazione e al lavoro di chi fa informazione la centralità e il ruolo previsti dalla Costituzione.


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