Le 35 organizzazioni della Piattaforma delle ONG Italiane in Mediterraneo e Medio Oriente hanno dato il via alla campagna #InsiemePerLaPalestina. Una raccolta fondi comune per garantire acqua potabile, cibo, sangue, medicine, equipaggiamenti e generi di prima necessità.
In una lettera indirizzata al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, insieme ad AOI, Cini, Link2007, le nostre associazioni si dicono estremamente allarmate e preoccupate per l’incomprensibile escalation di violenza, l’inaccettabile numero di vittime civili e le palesi continue violazioni del diritto internazionale a cui abbiamo di nuovo assistito nelle ultime settimane in Palestina. Da troppi anni assistiamo a intollerabili violazioni dei diritti, soprusi e violenze che colpiscono la popolazione palestinese con intimazioni ed espulsioni dalle proprie case, espropri forzati, demolizioni, con un inarrestabile processo di colonizzazione israeliana nella Cisgiordania e a Gerusalemme e con il blocco totale che da 14 anni Israele ha imposto sulla Striscia di Gaza in violazione del diritto internazionale.
Condanniamo senza riserva i crimini commessi da Hamas e da altri gruppi armati. La violazione delle leggi di guerra da parte delle parti avversarie non giustifica tuttavia la violazione degli obblighi di Israele nei confronti dei Palestinesi di Gaza. Israele deve attenersi alle disposizioni del diritto internazionale, rispettando i principi fondamentali di distinzione, precauzione e proporzionalità.
I bombardamenti indiscriminati – così come le limitazioni di diritti, servizi e risorse essenziali, tra cui cure, istruzione, acqua, elettricità che sono diretta conseguenza del blocco della Striscia di Gaza – da una parte colpiscono civili (in particolare bambini e famiglie che nulla hanno a che fare con la presenza di gruppi armati) – scuole, strutture sanitarie, abitazioni, media; dall’altra danneggiano progetti sostenuti dalla Cooperazione Italiana e dall’Unione Europea.
La scintilla di questo ennesimo massacro – l’espulsione delle famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah e le restrizioni alla libertà di culto per la maggioranza musulmana durante il mese di Ramadan – non ci deve trarre in inganno: questi episodi non vanno commentati come fatto isolato, sono un tassello di una strategia ben precisa, messa in atto ormai da decenni dallo Stato di Israele e volta a scardinare definitivamente lo schema del “Due popoli due Stati”.
Le nostre organizzazioni hanno chiesto un incontro urgente con il governo per discutere di questi temi e ribadire l’impegno comune a tutela dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e del lavoro della Cooperazione Italiana nell’area. Con un appello urgente rivolto ai Parlamentari, le organizzazioni chiedono nello specifico di indirizzare il governo ad iniziative volte a:
- Esercitare pressionisui massimi livelli dello Stato di Israele, prioritariamente il Primo Ministro e il Ministero degli Affari Esteri, perché interrompano immediatamente l’attuazione del piano di trasferimento forzato e di espansione degli insediamenti a Sheikh Jarrah e nel resto dei territori occupati
- Richiedere al governo di Israele di attuare unamoratoria sulle demolizioni, lo spossessamento di terre e la revoca dei diritti di soggiorno in assenza di una soluzione politica ed impegnarsi a promuovere una risposta diplomatica ogni volta che le autorità israeliane intraprendano una demolizione o uno spossessamento.
- Rendere concreta la volontà diperseguire il disegno dei “Due popoli due Stati” partendo dalla richiesta di ritiro dei coloni dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dalla immediata sospensione del blocco imposto sulla Striscia di Gaza, dalla cessazione dello sfruttamento illegale delle risorse naturali nei territori occupati e dal ripristino della presenza delle istituzioni palestinesi a Gerusalemme Est
- Sostenere gli interlocutori legittimi per la ripresa del dialogo, anche intervenendo affinché il Presidente Abu Mazen riconsideri la decisione di rinviare le elezioni politiche e presidenziali e che il governo di Israele dia il suo consenso a tenerle anche a Gerusalemme Est.
- Insistere con fermezza affinché ilQuartetto per il Medio Oriente (Nazioni Unite, UE, USA e Russia) si attivi tempestivamente per ristabilire le condizioni per il dialogo fra israeliani e palestinesi
- Chiedere la cessazione delle norme discriminatorie dirette ai Palestinesi cittadini di Israele (Arabi Israeliani)
- Spendersi concretamente in favore dei meccanismi di giustizia internazionale, a partire dalla richiesta di istituire unacommissione indipendente di inchiesta che abbia libero accesso alle prove di possibili crimini di guerra e contro l’umanità e dalla richiesta che entrambe le parti collaborino con la Corte Penale Internazionale
- Cessare la fornitura di armi, equipaggiamenti, parti di ricambio e componenti, munizioni e proiettili e le esportazioni di beni intangibili e servizi a tutte le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese, laddove sussista un rischio chiaro e preponderante che tali forniture possano essere usate per commettere gravi violazioni del DIU (Diritto Internazionale Umanitario) o della LDU (Legislazione sui Diritti Umani), così come peraltro già richiesto da un’interrogazione parlamentare sottoscritta da diversi deputati.