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‘Informazione precaria, democrazia precaria’, Fnsi: «Serve un patto per l’articolo 21 della Costituzione»

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Serve un patto per l’articolo 21 della Costituzione. Questo il messaggio lanciato dalla Federazione nazionale della Stampa italiana nel giorno della Festa del lavoro, dedicata dal sindacato dei giornalisti alla crisi dell’informazione. «L’informazione italiana rischia di morire nella sostanziale indifferenza delle istituzioni che invece dovrebbero difenderne il ruolo e la funzione costituzionale, con i provvedimenti che servono a rilanciare il settore che restano fermi in Parlamento, dalle proposte di legge di contrasto alle querele bavaglio, a quelle sul contrasto al precariato, sull’abolizione del carcere per i giornalisti, sulla tutela delle fonti», ha rilevato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo il webinar ‘Libertà, diritti, dignità del lavoro: informazione precaria, democrazia precaria’.

«Senza una nuova legge di sistema corriamo il rischio che la transizione digitale nel nostro settore si traduca semplicemente nella ulteriore riduzione di posti di lavoro e in un ulteriore allargamento dell’area del precariato. Occorre una legge che ponga al centro la difesa del lavoro e la tutela dell’informazione, perché non ci può essere buona informazione senza lavoro garantito», ha aggiunto.

«Serve un patto per l’articolo 21 della Costituzione, per rimuovere gli ostacoli al diritto dei cittadini ad essere informati», ha ribadito Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai e segretario generale aggiunto della Fnsi. «Un patto – ha proseguito – che riguardi anche il ruolo delle autorità di garanzia, la tenuta dell’Inpgi, nuovi limiti antitrust, la riforma della Rai».

D’accordo sulla necessità di una riforma di sistema anche la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni. «Senza buona occupazione non è possibile aspettarsi bilanci in attivo», ha detto, riferendosi alla situazione dell’Istituto di previdenza. «Da oltre un anno – ha spiegato – siamo impegnati in un tavolo di confronto con il governo, ma restiamo schiacciati da una narrazione sbagliata secondo cui quella dei giornalisti sarebbe una casta. Le storie di precarietà raccontate questa mattina danno invece la spiegazione più trasparente di quella che è la situazione reale. La nostra soluzione per la salvaguardia dell’Ente è inclusiva: allargare la platea degli iscritti. Per farlo è necessario un ragionamento complessivo che tenga conto di come è cambiata la professione in questi anni: posti di lavoro dipendente persi o trasformati in lavoro autonomo, ammortizzatori sociali pagati dall’Inpgi che hanno consentito a tante aziende editoriali di non chiudere, nuovi modi di fare giornalismo. Riflettiamo su cos’è l’informazione oggi e troveremo le soluzioni per salvarla», ha concluso.

All’iniziativa, insieme con i componenti della segreteria della Fnsi, hanno preso parte giornaliste e giornalisti da tutta Italia, alcuni rimasti anonimi, che con le loro storie di precariato hanno dato uno spaccato della situazione che vive il settore oggi: una situazione difficile, fatta troppo spesso di diritti negati e dignità del lavoro calpestata, che rende meno libera l’informazione e più precaria la democrazia.

La mobilitazione della Fnsi per il lavoro e la libertà di informazione prosegue domani, 2 maggio, con una iniziativa da Trento dedicata ai bavagli alla stampa in Italia e non solo, e lunedì 3 maggio, Giornata mondiale della libertà di stampa, quando il sindacato dei giornalisti sarà ricevuto dal presidente della Camera, Roberto Fico.


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