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Giornalisti, presentata alla Camera risoluzione Pd

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Una risoluzione per dire ‘no’ all’arresto di giornalisti per il reato di diffamazione a mezzo stampa e per chiedere un’azione legislativa in materia di tutela della libertà di informazione e per contrastare le querele bavaglio. L’hanno presentata i deputati Pd Pellicani, Sensi e Verini con l’adesione di altri parlamentari.

Di seguito il testo integrale.

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CULTURA

La VII Commissione Cultura,

premesso che,

L’emergenza Covid 19 ha provocato una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, mettendo in evidenza tutte le fragilità del sistema Paese. Una crisi che ha messo in ginocchio l’economia di tutto il mondo, consentendo però di innescare un atteggiamento virtuoso, uno spirito di solidale che ha fa rafforzato  l’Unione Europea, la quale ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU (NGEU). Un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.

Per l’Italia il NGEU rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. L’Italia punta a rafforzare la Pubblica Amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle di disuguaglianze. Il NGEU può essere davvero l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.

Il Piano, che ha l’ambizione di consentire al Paese di compiere quel salto nel futuro che attendiamo da troppo tempo, trascura però il ruolo dell’informazione che aspetta da lungo tempo la giusta attenzione da parte delle istituzioni. In questo nuovo Paese che si vuol creare non è possibile pensare di non assegnare un ruolo centrale all’informazione. Perché un Paese civile ha bisogno di buona informazione, altrimenti sono le istituzioni stesse che vengono indebolite. In tal senso non è più rinviabile la piena attuazione dell’articolo 21 della Costituzione. Che vuol dire creare finalmente le condizioni per una riforma radicale che tuteli maggiormente la libertà dell’informazione, in una stagione in cui la crisi del settore è drammatica.

Tutt’oggi permane una preoccupante indifferenza che non consente di adottare quei provvedimenti fermi in Parlamento che restano determinanti per il settore. Ovvero la legge di contrasto alle querele bavaglio; la legge per l’abolizione del carcere per i giornalisti; la legge per la tutela delle fonti e la legge contro il precariato che non è più rinviabile.

Il tema della libertà di stampa non può essere in alcun modo disgiunto dalla tutela dei diritti e della dignità del lavoro. È perciò necessario un provvedimento che ponga al centro la difesa del lavoro e la tutela dell’informazione: non ci può essere buona informazione senza lavoro garantito. Nel settore dell’informazione il lavoro è sempre più precario e questo comporta un’informazione di qualità sempre più bassa e dei cittadini meno informati.

Oggi il lavoro giornalistico, pur essendo vincolato alle regole di un ordinamento professionale, si esercita normalmente in regime di lavoro subordinato e comunque, anche in presenza di prestazioni inquadrate giuridicamente come prestazioni di lavoro autonomo, sempre a favore di aziende editoriali. Questa specificità del lavoro giornalistico lo distingue dalle altre attività professionali.

Non può essere più rinviata una riflessione approfondita da parte del Parlamento e del Governo va fatta sul sistema previdenziale dei giornalisti. Com’è noto il bilancio della gestione pensionistica dell’Inpgi è in pesante passivo. Un passivo giunto a livelli ormai insostenibili essenzialmente per lo squilibrio tra giornalisti dipendenti attivi e pensionati. In modo simile all’INPS, anche l’Inpgi ha un rapporto attivi/pensionati di circa 1,5 e una dinamica degli stipendi che negli ultimi anni h visto una costante diminuzione della contribuzione degli assunti. Ha inoltre appesantito i conti dell’Inpgi il ricorso costante delle aziende ai prepensionamenti con una ulteriore progressiva diminuzione delle entrate. Tant’è che negli ultimi dieci anni sono usciti dalle redazioni attraverso i prepensionamenti circa 1.200 giornalisti su una platea complessiva di contributori che attualmente è di circa 15.000 dipendenti, in pratica l’8% del totale del lavoro dipendente. Ogni mese le uscite per il pagamento delle pensioni sono circa una volta e mezza le entrate da contributi. La situazione è molto simile a quella della previdenza dell’INPS che però, a differenza dell’Inpgi, può contare per restare in equilibrio sulla fiscalità generale. Nel 2020 il disavanzo dell’Inpgi ha raggiunto quasi 250 milioni, per cui per raggiungere il pareggio dei conti fi bilancio sarebbe necessario un aumento del 5% dei contributi o la diminuzione del 30% della spesa per le pensioni. Ipotesi evidentemente non praticabili.  Un prima risposta, sebbene non sufficiente, è costituita dalla Lgge 58 del 28 giugno 2019, che prevede l’allargamento della base contributiva a partire dal 2023, attraverso l’inserimento nell’Inpgi della categoria dei cosiddetti comunicatori della Pubblica Amministrazione. Ad appesantire i conti dell’Inpgi ha inoltre contribuito, negli ultimi dieci anni, l’esborso, per ammortizzatori sociali, a favore dei dipendenti delle aziende in crisi per circa 500 milioni. Sono evidentemente molteplici le azioni da intraprendere urgentemente a tutela dell’informazione e dei giornalisti.

IMPEGNA IL GOVERNO

1) Ad anticipare l’attuazione della legge 58 (L 28/6/2019) per l’allargamento della platea contributiva dell’Inpgi. E a promuovere un confronto volto a superare il precariato e l’applicazione di contratti giornalistici per quella vasta platea di giornalisti che svolge l’attività professionale inquadrata giuridicamente come prestazioni di lavoro autonomo, ma sempre a favore di aziende editoriali;
2) ad intervenire per l’abolizione del carcere per i cronisti, la proposta di legge giace in Senato: nel giugno del 2020 l’allora presidente della Corte Costituzionale (Marta Cartabia) ha firmato un’ordinanza, assegnando al Parlamento un anno di tempo per intervenire sulla pena detentiva;
3) ad intervenire in tempi rapidi per approvare la legge contro le querele bavaglio, divenute una vera emergenza democratica. La Pdl, costituita da un unico articolo, è ferma in Senato;
4) a dare immediata attuazione alla legge sull’equo compenso 233/ 2012, che fissa una soglia minima di pagamento.

PELLICANI ,SENSI, VERINI , ROTTA,  DI GIORGI, PICCOLI NARDELLI, LATTANZIO,, ROSSI, PRESTIPINO, NITTI, ORFINI.


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