Ci sono dei passaggi nella cronaca che (inevitabilmente) si fa Storia, tali da diventare tracce e sintomi di qualcosa di più grande.
E’ il caso del monologo di Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, notissimo esponente della produzione musicale di questo tempo, pronunciato ieri al concerto del Primo Maggio promosso anche quest’anno da Cgil, Cisl e Uil.
Si parlava degli attacchi leghisti all’importante disegno di legge San sull’omotransfobia, vale a dire l’orrendo richiamo reazionario nei riguardi della sacrosanta e libera vita sessuale delle persone. Il testo fatica ad essere approvato, a causa di un ostruzionismo di fatto, che si è manifestato esplicitamente o sotto i riflettori per mesi. Ora, chissà, potrebbe sbloccarsi. Ma le insidie permangono.
Un esempio è venuto dalla Rai, sempre e malgrado tutto un sensore fedele delle logiche dei poteri dominanti. Ed ecco che il bellissimo monologo di Fedez è stato persino una trasgressione rispetto alle maldestre indicazioni. La direzione dell’azienda (ne fa fede una registrazione messa sui social dallo stesso artista) ha provato a bloccare l’esercizio di una sacrosanta libertà.
Insomma, complimenti a Fedez per il suo coraggio, visto che chi trasgredisce rischia l’oscuramento. E allarme rosso per lo stato del servizio pubblico, alle prese con il rinnovo dei vertici.
Un salto verso il passato, quando il controllo burocratico ed oppressivo prevaleva. Stiamo andando verso un Medioevo digitale?
I presagi possono portare al temporale o, persino, alla bufera. Non vanno sottovalutati e bisogna muoversi con nettezza e rigore.
PS: una lezioncina di politologia ci è stata offerta in pochi minuti. Forse, gli influencer hanno un peso assai maggiore dei dirigenti politici. Bene o male che sia, è così.