Carla Fracci era una libellula leggera, libera di volare e desiderosa di esprimere i suoi sogni fino alla fine. Il suo amico Eugenio Montale l’aveva definita “eterna fanciulla danzante”, a dimostrazione del fatto che avesse la poesia in sé, la meraviglia in ogni movimento, una naturale eleganza e una passione civile smisurata. Antifascista di cuore, non ha mai fatto mancare la sua partecipazione alle grandi vicende del Paese, facendo della danza una missione e una ragione di vita ma tenendo sempre lo sguardo rivolto sul mondo, senza mai estraniarsi dalla realtà né rifugiarsi in un universo parallelo e artificiale.
È stata protagonista di una delle stagioni più significative della vicenda culturale italiana, affermandosi a livello mondiale e venendo apprezzata ovunque, a cominciare dall’America, che per lei aveva un’autentica predilezione.
Trasmetteva in ogni momento un senso di felicità, una gioia infinita, tutta la meraviglia che aveva dentro e l’arte che era capace di esprimere anche semplicemente parlando.
Ci ha fatto innamorare del teatro, ha scoperto e valorizzato talenti, si è assicurata una successione alla sua altezza e ha espresso sentimenti profondi e intensi, ricchi di umanità e in netto contrasto con la crudeltà oggi imperante. A breve la ricorderà uno sceneggiato RAI, in cui la sua intensa figura sarà interpretata dalla bravissima Alessandra Mastronardi. Sarà un bel modo per stare ancora un po’ insieme, per ricordare l’Italia speranzosa in cui divenne grande, per renderle omaggio e per raccontare alle nuove generazioni cosa siamo stati e cosa potremmo tornare a essere, se solo ce ne fosse data la possibilità.
Carla Fracci, ottantaquattro anni e il pensiero costantemente proiettato verso il futuro. È calato il sipario ma il suo mito è immortale.
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