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20 maggio 2011 – 20 maggio 2021: dieci anni senza Roberto Morrione

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Ci manca Roberto: un uomo, un giornalista di talento, un amico. Ci manca il suo impegno, la profondità del suo lavoro i suoi pensieri lunghi, l’amore e la passione, “contagiosi”, nelle cose che faceva: tutte e sempre.

Abbiamo rinsaldato la nostra amicizia dopo l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin il 20 marzo 1994: seguendo il corso delle indagini, difficili, lacunose omertose piene di carte false e depistaggi; con la sua preziosa collaborazione alle edizioni dei premi giornalistici a Ilaria dedicati. I primi premi dedicati a Roberto sono stati una sezione speciale del premio Ilaria Alpi.

Possiamo solo immaginare che cosa Roberto penserebbe scriverebbe degli ultimi dieci anni e di questi giorni difficili per il nostro Paese. La pandemia non è ancora sconfitta. La crisi politica economica e sociale è aspra; pericolose vicende come l’ombra di una nuova Loggia segreta e non solo minacciano le Istituzioni della Repubblica che quest’anno compie 75 anni.

Il nostro Presidente Sergio Mattarella, riflettendo sugli anni del terrorismo e delle stragi, ci rassicura sulla solidità della nostra democrazia che anche negli anni più bui fece vincere la vita sulla morte. Indica altresì la necessità che vadano completamente chiarite ombre, spazi oscuri complicità ancora non chiarite. L’esigenza di una completa verità sul passato da non derubricare è un’esigenza della Repubblica. La libera stampa, il diritto di critica e il dovere di informare i cittadini esigono “un giornalismo che è prima di tutto testimonianza civile”.

Ho ritrovato un pezzo che Roberto scrisse il 19 agosto 2010 su “liberainformazione.org.” alla morte di Francesco Cossiga. Un racconto lucido e coraggioso. Col rispetto umano e civile che ogni persona che muore merita ma anche con “verità e testimonianze”, per un uomo che è stato, nel bene e nel male, protagonista della storia del nostro Paese.

Ecco alcuni stralci:

Penso sia corretto dal punto di vista morale oltre che professionale, rievocare sulla base dei nudi fatti l’insolito incontro “a distanza non ravvicinata”, ma certo letale, che il TG1 ebbe con Cossiga nell’estate del 1990.”

Ero allora capocronista, in un TG 1 assolutamente su Marte rispetto a quello oggi conosciuto, animato da inchieste, approfondimenti, testimonianze, che cercava di penetrare i mille problemi del Paese in una stagione difficile per la democrazia, compresi i misteri e gli angoli oscuri del potere. 

Con l’impegno diretto di Ennio Remondino e d’intesa con il direttore Nuccio Fava, realizzammo con il massimo riserbo un’inchiesta internazionale senza precedenti, che partiva da un telegramma inviato dai capi della loggia P2 Gelli e Ortolani a uno stretto collaboratore del presidente americano Bush in cui si annunciava che “l’albero svedese sarà abbattuto”: pochi giorni dopo veniva assassinato a Stoccolma il leader socialista e pacifista Olof Palme. (era il 28 febbraio 1986 ndr

Ennio…percorse mezza Europa, incontrando ex agenti della CIA e approdò negli Stati Uniti dove intervistò un ex-contractor CIA, Richard Brenneke che gli rivelò come la loggia deviata del gran maestro aretino era stata per anni la longa manus dei servizi USA per alimentare terrorismo ed eversione in Italia …gli consegnò una mole di documenti sui traffici di armi e di esplosivi della P2 di Gelli. …Documenti che, fatti sequestrare dai magistrati romani che indagavano sulla P2, si rivelarono autentici.”

Il materiale scotta! Nuccio Fava manda in onda l’inchiesta in quattro puntate nel Tg delle 20.

Fra di noi dicevamo: ma chissa´, per quest´inchiesta negli Stati Uniti ci darebbero il premio Pulitzer, magari. Qui invece ci fecero fuori tutti”.

Questo era l’incipit di Roberto quando raccontava l’esito di questa inchiesta. Come finì? Ce lo dice ancora lui:

Chiamato direttamente e pubblicamente in causa da Licio Gelli, il Capo dello Stato scrive una lettera riservata al Presidente del Consiglio Andreotti, chiedendo di fatto o una clamorosa azione diplomatica verso gli Stati Uniti o, in caso di falso, di cui si dice peraltro certo, il licenziamento dei “dipendenti” Rai che hanno costruito la “provocazione”. Andreotti, secondo un’antica abitudine di prudenza, mette in un primo momento la lettera in un cassetto, ma qualche “manina” la fa uscire dal Quirinale per lanciarla in copertina su Panorama. Il premier è costretto così a presentarsi alla Camera negando su tutta la linea la veridicità dell’inchiesta. …

Fava è costretto a dimettersi ed è pronto ad arrivare Bruno Vespa. Altro quadro politico, altro TG 1. Da quel momento Ennio Remondino viene spostato come inviato … per me …passerà più di un anno prima di approdare al TG 3 di Sandro Curzi. 

E’ certo che quello scoppio d’ira, quella inusitata pressione anche sulla Rai, fra le prime esternazioni anomale del Presidente picconatore, coincidevano curiosamente con l’inchiesta giudiziaria che il giudice veneziano Casson stava conducendo sulle strutture militari segrete di Gladio e Stay Behind. Noi del TG1 non ne sapevamo francamente niente, ma fummo fucilati lo stesso per la nostra inchiesta, chissà, forse a scopo preventivo…

Di questa storia si è occupata fin dal 1988 la Commissione bicamerale d’inchiesta su terrorismo e stragi presieduta dal sen Libero Gualtieri e dal 1994 dal senatore Giovanni Pellegrino. (interessante, in particolare per questa vicenda, la seduta del 4 luglio 2000). Ma ci sono ancora opacità che vanno svelate.

Questo è solo un esempio dell’impegno di Roberto che continuerà a fare il giornalista in ruoli diversi ma lasciando sempre un segno indelebile.

Nell’aprile 1999 fonderà Rai News 24, il primo canale all news del servizio pubblico prodotto interamente in digitale.

Fu l´unico direttore Rai a mandare in onda l´ultima intervista di Paolo Borsellino nella quale il magistrato parlava delle indagini su Vittorio Mangano, stalliere di Arcore.

Il suo lavoro è sempre stato impegno nel raccontare ciò che i cittadini hanno il diritto di conoscere per maturare una coscienza civile forte. Un giornalista che ha saputo coniugare il suo impegno professionale anche con l’impegno politico e sindacale. E’ stato fra i fondatori del gruppo di Fiesole. E’ stato il coordinatore ufficiale della campagna elettorale dell’Ulivo nel 1996. Ha partecipato alla nascita di Articolo 21. Ha guardato con interesse alla scelta di don Luigi Ciotti di fondare Libera. Entrerà a farne parte dopo la pensione nel 2006. Reinventandosi diventerà direttore della fondazione Libera Informazione proseguendo nelle battaglie antimafia contro la criminalità; per la giustizia e la legalità. Un impegno forte e generoso anche nella formazione di giovani impegnati nel sociale e per una informazione pulita e trasparente, nel rispetto di tutti e senza temere nessuno: il suo metodo.

Il suo metodo di lavoro: qualunque sia l’argomento di cui ti occupi, come giornalista devi essere sempre rigoroso, inserire il tema in un contesto, lavorarci con impegno senza ricorrere a scorciatoie, perché non esistono da un lato “argomenti alti” che richiedono sottili distinguo e dall’altro una “cronaca bassa” dove si procede con l’accetta del sensazionalismo fine a se stesso. … E se hai delle responsabilità … allora puoi trasmettere a chi opera con te il più efficace dei messaggi testimoniando con l’esempio e la dedizione il tuo personale coinvolgimento nella storia che affronti.” (sono parole di Roberto Reale il 20 maggio 2017)

Roberto, in occasione del premio Ilaria Alpi 2008, cura la pubblicazione Giornalismi e Mafie” alla ricerca dell’informazione perduta”. Giancarlo Caselli nel lungo elenco di persone assassinate di cui parla nella prefazione a proposito di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin scrive: ”Risaltano come specialmente significative le pagine del libro riservate alla loro vicenda: L’omicidio di Ilaria Alpi – Alta mafia tra coperture, deviazioni, segreti”. E’ il titolo che Roberto dà alla ricostruzione di quel duplice delitto: una svolta che consentirà a tutti noi di diventare una comunità che pochi anni dopo diventerà quella di #NoiNonArchiviamo.

Il premio giornalistico Roberto Morrione è arrivato alla decima edizione.

Per ricordare Roberto insieme a Mara, inseparabile e straordinaria compagna.

Per portare avanti il suo impegno con tutte le persone donne e uomini, giornalisti e anche amici che giornalisti non sono ma condividono idee e valori.

Ma soprattutto per offrire una stella polare ai giovani che intendono intraprendere la strada di un giornalismo che ripristini un rapporto di fiducia con i cittadini nel nome della libertà di stampa per informare con responsabilità trasparenza verità, sempre “con la schiena dritta”.

Un premio che simboleggia un uomo, il suo lavoro e la sua vita.


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