Una Rai per la next generation

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La salute, le riaperture frettolose, l’economia, il disagio sociale. Questioni gravissime, è ovvio. Ma la comunicazione, il servizio pubblico, hanno molto a che fare con tutto questo, anche se del problema Rai sembra non occuparsi nessuno.

Se ne occupano come sempre gli autocandidati ai vertici, chi scrive, chi vive di ospitate nei sempre più disturbanti talk show, chi cerca di ricattare l’azienda, chi lavora sotto traccia, tutto già visto per decenni.

Ma il tema centrale, cioè gli obiettivi della Rai negli anni totalmente diversi che ci aspettano oggi ancora nell’era Covid e domani, soprattutto, nell’era post Covid, viene per ora ignorato da tutti e la Rai è schedulata come una parte delle centinaia di nomine che saranno gestite nei prossimi mesi dal governo Draghi.

Eppure, anche per la Rai, niente potrà essere come prima. E’ importante l’argomento governance perché una Rai tornata sotto il potere totale del governo non può funzionare, e si è ben visto, ma ancora più importante è lo scenario in cui deve collocarsi un’azienda di questa portata in epoca di transizione tecnologica e  ambientale. Possiamo realisticamente pensare che fra 5 o 10 anni la Rai sarà identica a oggi? Con gli obblighi che avremo dall’Europa per investimenti di portata superiore a quelli della rinascita post bellica degli anni ’50, quelli con cui, non a caso, fu costruita la televisione italiana? Non possiamo pensarequesto, non possiamo no discutere di questo, non possiamo non  partire da un presupposto fondamentale: occorre un  cambio di generazione in tutti i vertici operativi dell’azienda.

Lo spettatore maggioritario della Rai è ancora oggi un over 60 se non 65 e abbiamo capito meglio, con questa tragica pandemia, che siamo la generazione che sta giocando le ultime partite del campionato di ritorno. Poi finisce. Se il piano europeo si chiama “Next generation UE” è per la consapevolezza che si deve passare la mano a chi il futuro ce l’ha davanti davvero e deve non solo costruire ma soprattutto ricostruire.

Articolo 21, ma ancor più la FNSI e l’Usigrai, sono gli unici soggetti credibili e titolati per lanciare un vero, costruttivo dibattito su una Rai per le prossime generazioni che deve porre le basi adesso, con questo rinnovo di vertice, al più presto. Il servizio pubblico ha bisogno di regole migliori, di presidenti e consiglieri saggi e conoscitori di azienda e di prodotto e di manager giovani, sintonizzati sul futuro, consapevoli del presente e aventi memoria del passato. Nuovi linguaggi, nuova tecnologia, nuove piattaforme, nuove idee, questo serve per una vera Rai più che di oggi di domani.

Next generation Rai: discutiamo, litighiamo, confrontiamoci, ma comunque ragioniamone e subito.


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