Dalla Russia arrivano notizie sull’aggravarsi delle già precarie condizioni di salute di Alexei Navalny. Il sospetto è di turbercolosi, che il principale oppositore del Cremlino avrebbe contratto vivendo a stretto contatto con altri detenuti. Sono molti gli elementi di incertezza che continuano a destare sospetti attorno all’evolversi della vicenda. Navalny ha perso molto peso, accusa febbre ed una forte tosse. A ciò si unisce la deprivazione del sonno e l’assenza di cure mediche, ragioni che lo hanno spinto a mettere in atto lo sciopero della fame da oltre una settimana.
Alle denunce di tortura sollevate dai sostenitori di Navalny, si unisce l’agghiacciante messaggio del segretario generale di Amnesty International Agnes Callamard, la quale oltre a richiederne la scarcerazione immediata, sostiene che “c’’è una reale possibilità che la Russia lo stia sottoponendo a una morte lenta. Devono garantirgli – sostiene Callamard – accesso immediato a un medico di cui si fida e deve essere liberato”. Nel frattempo, l’ondata di proteste a sostegno del prigioniero, che si appresta già ad essere ricordata come la più grande manifestazione di dissenso dell’era Putin, non accenna a placarsi. Il numero degli arresti aumenta di giorno in giorno e il Cremlino ha rimesso in moto il sistema di propaganda mediatica sul quale per oltre vent’anni è riuscito a costruire un clima di solido consenso.
Le testate pro-regime hanno infatti diffuso vari documenti non verificati, provenienti dall’interno del carcere nel quale sarebbe detenuto Navalny, definendo la struttura “la colonia migliore del Paese”, e sminuendo quindi le sue accuse di malessere. Parallelamente, la lotta repressiva del governo ai giornalisti indipendenti, che hanno fatto da megafono alla vicenda di Navalny, continua indisturbata. Occorre quindi tenere alta la luce sulla delicata condizione che stanno vivendo gli operatori del settore dell’informazione. Sono ancora attive, infatti, le “trasmissioni silenziose”, servizi in cui appaiono esclusivamente immagini volte a documentare lo stato delle cose, ma nei quali non sono presenti i commenti dei cronisti. Questo è l’ennesimo tentativo disperato di chi tenta in tutti i modi di raccontare la realtà, evitando il rischio di procedimenti giudiziari. La misura è stata presa per evitare che si replichi quanto successo negli ultimi mesi,durante i quali sono stati molti i giornalisti ad essere multati o incarcerati per diversi giorni, nonostante fossero in possesso di tutta la documentazione necessaria a testimoniare il corretto svolgimento proprio lavoro.
L’accusa da parte dei tribunali locali era di “partecipazione a manifestazioni non autorizzate”. Allo stato attuale, tra i fermi delle ultime ore si riportano quelli di Dmitry Nizovtsev, giornalista, Anastasia Vasilyeva, medico personale di Navalny, Alexander Generalov, capo del servizio legale, e due membri del sindacato di Perm. A destare preoccupazione nell’opinione pubblica russa è anche la prospettiva futura, che vede Putin potenzialmente legittimato a governare fino al 2036 – superando il record di Stalin – grazie all’approvazione di una riforma costituzionale che gli garantirà anche l’immunità per reati commessi al di fuori del mandato presidenziale. Il destino di un popolo è il destino di tutti noi: occhi aperti sulla Russia.