The United States vs Billie Holiday affronta un aspetto particolare della vita di Billie Holiday: il suo rapporto controverso con la giustizia americana. Per più di vent’anni infatti, fino alla sua morte, l’FBI ebbe nei suoi confronti un insolito accanimento, motivato apparentemente dalla sua dipendenza alla droga. Il vero scopo invece era quello di impedirle di cantare Strange fruits, una canzone considerata pericolosa, per il suo testo sovversivo che denunciava i linciaggi perpetrati contro gli afroamericani. Quegli strani frutti menzionati sono i corpi neri penzolanti sugli alberi del Sud, esposti alla visione di tutti. Una canzone incredibile per quegli anni (1939) che l’FBI considerava una miccia per possibili insurrezioni popolari.
Questa è la teoria proposta dal film di Lee Daniels scritto da Suzan-Lori Parks e basato sulle ricostruzioni pubblicate nel libro Chasing the Scream di Johann Hari.
Un film che fornisce una visione più completa di Billie Holiday, che integra le sue precedenti biografie: Lady sings the blues e Lady Day at Emerson’s Bar and Grill. La cantante aveva un’identità variegata che faceva convivere molti aspetti, spesso antitetici. Era una donna forte e determinata ma allo stesso tempo schiava di amori tossici. Era consapevole del suo masochismo emotivo, che come rivela lei stessa, era un modo per sentire di avere controllo sulla sua vita. Sapeva che cantare Strange fruits poteva essere pericoloso per la sua carriera ma non riusciva a sottrarsi alla sua responsabilità civile. Allo stesso modo in cui non riusciva a smettere di fare uso di droga, pur sapendo quanto fosse dannosa, non solo per la salute ma perché strumentalizzata dall’FBI per arrestarla. Anche il suo rapporto con il successo era ambivalente. Billie Holiday aveva bisogno del suo pubblico, di sentirsi apprezzata e valorizzata dai media ma allo stesso tempo era vittima di un impulso autodistruttivo che la portava ad autosabotarsi quando tutto andava nel migliore dei modi.
Tra i vari aspetti sui quali il film fa luce c’è anche quello dell’orientamento sessuale di Billie Holiday; la sua bisessualità infatti era nota a tutti. Anche se Lee Daniels avrebbe potuto osare di più nella sua rappresentazione, in fase di montaggio infatti ha eliminato un bacio (visibile nel trailer) tra Andra Day e Natasha Lyonne ( che interpreta Tallulah Bankhead).
The United States vs Billie Holiday è candidato agli Oscar nella sezione “Attrice protagonista”. Un premio che Andra Day (che ha già vinto il Golden Globe) meriterebbe, non solo per la sua capacità di interpretare tutte le sfumature della personalità di Holiday, ma anche per le sue doti canore. Day ha seguito per mesi una preparazione speciale (che si avvaleva anche dell’uso di alcol e fumo) per rendere il suo timbro più graffiante e simile a quello di Billie Holiday, che le ha permesso di ottenere un risultato sorprendente. A proposito di cantanti jazz è curioso ricordare che nella stessa categoria di “Attrice protagonista” concorre anche Viola Davis con Ma Raney’s Black Bottom, dove interpreta Ma Rainey una delle prime grandi cantanti blues, che ebbe una forte influenza anche su Bessie Smith.