Onore ai muli. Una conoscente di professione medico mi ha mostrato ciò che, alla vigilia della consegna delle onoreficenze a cavaliere della repubblica a dirigenti, medici, infermieri e personale ospedaliero – a Brescia – ha ricevuto vie email: una pergamena con la scritta “riconoscimento al merito Gran Mulo D’Italia”.
Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica “ nel commentare il vangelo di domenica 25 aprile (Gv. 10,11-18) ha sottolineato la dualità tra il pastore e il mercenario: “Due figure che si oppongono fragorosamente” scrive. “ Dio è pastore, quello buono – cioè quello vero – e non è un mercenario, l quale invece può avere l’apparenza di uno che si prende cura del gregge, ma che pastore non è perché lo fa per soldi. Se lo fa per il profitto, allora non è “vero”: “questo è il criterio di riconoscimento” commenta Spataro.
Ma tornando al merito di un mulo d’Italia – di cui alleghiamo il “documento” – e i nuovi Cavalieri della Repubblica: la domanda è se proprio tutti coloro che verranno premiati con la “vera” onoreficienza la riceveranno perché hanno gestito bene i budget delle aziende ospedaliere o piuttosto la sofferenza?
Hanno organizzato il lavoro senza sapere cosa accadesse davvero nei reparti – creando così persino problemi agli stessi organizzati – oppure hanno lottato per ottenere un ventilatore o un posto in terapia intensiva anche quando i vertici dicevano che “non ne valeva la pena”?
I muli hanno guardato al malato più che al direttore generale di turno prossimo cavaliere.
I muli hanno fatto le videochiamate anche con i propri cellulari per permettere un contatto tra malato e familiare.
Certo, chiunque in ospedale ha rischiato e rischia la propria vita operando a stretto contatto con i malati Covid: all’inizio, quando nessuno sembrava sapere quale fosse la direzione: a seguire quando la stanchezza fisica e mentale di tanti turni saltati toglieva la lucidità: tra i molti assolutamente meritevoli del riconoscimento assegnato dalla presidenza della repubblica italiana speriamo che ci siano anche alcuni dei tanti muli che hanno continuato ad indssare le protezioni disponibili pur sapendo che non erano, e a volte non lo sono ancora, adeguate.
I muli umani, cosi come i muli della prima guerra mondiale hanno servito i nostri alpini senza risparmiarsi e senza mai protestare, hanno protetto come era nelle loro possibilità i malati nel tentare di sconfiggere il virus.
I muli di certo lavorano in silenzio, passano ore nelle stanze dei malati rischiando la vita accudendo con amore e pietà anche i corpi senza vita lasciati senza vestizione dalle norme e dalle circostanze e talora da sprezzanti addetti alle pompe funebri.
Perché tanto i familiari non potevano vedere. I muli hanno fatto entrare i familiari per l’ultimo saluto al proprio congiunto; ma siccome è vietato non si può dire