Domenica grazie 25 aprile, 3 milioni e mezzo di cittadini albanesi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento della Repubblica d’Albania.
Da due legislature consecutive, il Paese è governato da Edi Rama, il Primo Ministro e leader del Partito socialista, che negli ultimi due anni ha guidato il Paese senza la presenza di nessuna forza di opposizione in Parlamento e al Governo. Nel 2019, il Partito Democratico (PD)e il Movimento socialista per l’integrazione (LSI) hanno ritirato i loro parlamentari, accusando il governo di affari illeciti con criminalità organizzata e di corruzione.
La campagna elettorale per le elezioni del
25 aprile, è stata travolta in questi ultimi giorni da un grande scandalo politico.
Un database in mano al Partito Socialista, contenente i dati personali di 910 mila elettori della capitale Tirana, è stato pubblicato dal media Lapsi.al.
Questo database contiene tutti i dati anagrafici, il numero di telefono, il numero della carta d’identità, la preferenza politica,oltre che informazioni private sulla famiglia degli elettori. Tutti questi dati sensibili dei votanti vengono raccolti da un militante del Partito Socialista che ha il compito alla “Grande Fratello” di controllare e fornire tali informazioni , dunque a ciascun possibile elettore viene associato il nome del militante socialista che ha provveduto a raccogliere i suoi dati.
Chiamato “patronazhist”, un nome legato alla parola patronale, queste persone svolgono l’incarico anche di arricchire e aggiornare questo database con nuove informazioni che di volta in volta riescono a scoprire durante il loro lavoro di sorveglianza.
Dai commenti dei”patronazhisti” , si evincono espressioni come , “con i pannolini lo porteremo a votare”, ” gli ho promesso di trovare un posto di lavoro a sua moglie e voterà per noi” e “Voterà per noi”, o ricatti del tipo “ha multe da pagare”, “ha tasse non pagate” ecc. Questo scandalo ha provocato una forte reazione sociale tra i cittadini albanesi che si ritrovano nella situazione di 30 anni fa quando furono intercettati dal Sistema di sicurezza di Stato dl regime dittatoriale di Enver Hoxha. I
In questo database sono stati registrati anche i nomi di tanti immigrati a cui è stato negato il diritto di voto. Infatti solo pochi giorni prima dell’inizio della campagna elettorale,la Commissione Nazionale delle Elezioni (KQZ) ha informato che non era possibile garantire il voto ai cittadini albanesi emigrati all’estero, seppur per intere settimane aveva promesso il contrario.
Gli Immigrati albanesi in Italia esprimono la loro preoccupazione per l’esistenza di questo database.
Il loro forte dubbio è che i loro dati siano presi dai portali online, come e-Albania,che è obbligatorio per i servizi consolari presso l’Ambasciata albanese a Roma.
Earla. A, una cittadina albanese ormai in Italia da diversi anni, di professione commercialista e che si è trovata rintracciata all’interno di questo sistema, esprime con indignazione che “nessuno ha il permesso di utilizzare i suoi dati e quelli della sua famiglia.”
Anche Ilir. K. si dice molto preoccupato perchè all’interno di questo database ha trovato i nomi dei suoi due figli nati e cresciuti in Italia e che hanno appena raggiunto l’età adulta. “Come hanno fatto a inserire mio figlio se pochi mesi fa era un minorenne? Ciò dimostra,- egli afferma – ,che questo database è sempre in costante aggiornamento”.
In Albania l’indignazione dei cittadini albanesi si legge in ogni post di facebook o twitter.
L’ambasciatore dell’Unione europea a Tirana, Luigi Soreca, ha commentato che sta seguendo da vicino questo scandalo e che si deve dare tempo alla giustizia di indagare.
Sull’accaduto sta indagando SPAK, la Procura Speciale per i Reati Gravi, anche se secondo gli esperti questa inchiesta non dovrebbe essere di sua competenza. Ai giornalisti che hanno pubblicato la notizia è stato chiesto il sequesto del materiale, mentre al Partito socialista e al portale statale e-Albania non è stata ancora notificata nessuna richiesta ufficiale.
Nel frattempo, i cittadini albanesi continuano a porre le loro domande. “Chi ha dato l’ordine di gestire un portale simile? Chi lo controlla e lo dirige? I cosiddetti “patronazhisti da chi vengono pagati? Su quale base giuridica gestiscono i nostri dati personali senza il consenso? Il voto è libero e segreto, quale legge sulla privacy permette schedare la nostra preferenza politica?”
Su questo fatto ha reagito poche ore fa anche il Presidente della Repubblica, Ilir Meta.
Per il capo dello stato albanese “il governo Rama ha trasformato l’Albania in un sistema stato-spia”, accusandolo di aver creato in questo anno elettorale 10mila posti di lavoro in più nella pubblica amministrazione, in cambio del voto elettorale.
In una conferenza stampa straordinaria, il capo dello stato ha accusato il premier Edi Rama “come autore di questo grave scandalo e di costrurire uno stato -spia.”
Mancano solo pochi giorni alle elezioni del
25 aprile, e tra gli elettori di destra e sinistra c’è anche un’altra categoria rimasta abbastanza delusa dalla politica albanese degli ultimi 30 anni.
Il lungo periodo di transizione politica e democratica in Albania sembra aver superato le aspettative di tutti i cittadini.
Dal 12 giugno 2006 l’Albania è un potenziale paese candidato all’Unione europea, ma la mancanza di riforme richieste dalle istituzioni europee ha ritardato anno dopo anno l’avvio della procedura ufficiale come paese candidato all’UE, e negli ultimi anni la Turchia è diventata una realtà molto vicina a questo paese garantendo anche la fornitura di dosi per il vaccino cinese Sinovac, che l’Albania dispone grazie all’amicizia Rama-Erdogan.
La situazione pandemica sembra complicare ulteriormente il clima elettorale nel Paese delle aquile e il governo albanese ha deciso che i cittadini in quarantena, isolati in casa o i pazienti ricoverati negli ospedali per Covid non voteranno
il 25 aprile.