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Le piazze di spaccio della capitale e il loro “peso” sulle prossime elezioni

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I sistemi criminali nella capitale d’Italia sono variegati e compositi. Tra di loro c’è un reciproco riconoscimento sia delle sfere d’influenza ed un profondo rispetto per la rispettiva territorialità. In una delle più importanti inchieste della Dda di Roma, degli ultimi anni, l’operazione Hampa contro i clan Gambacurta di Montespaccato viene intercettata una conversazione tra il pregiudicato Gabriele Cipolloni elemento apicale della criminalità organizzata romana e il suo interlocutore Marco Sterlicchio. In questa intercettazione ambientale si racconta, in parole semplici, come funziona la spartizione territoriale:” Se tu vieni a Cinecittà non puoi fare come ti pare. Se tu vieni a Talenti non puoi fare come ti pare, se io vengo a casa tua, non posso fare come mi pare”.

A San Basilio, a Tor Bella Monaca e a Ponte Di Nona operano in diverse piazze molte “imprese” criminali, con un reciproco riconoscimento e rispetto per le varie sfere d’influenza lo raccontano molte inchieste e sentenze della magistratura anche definitive. Ogni piazza a Tor Bella Monaca può fruttare 20.000 euro al giorno, alimentando un sistema economico –“militare” che va dalle vedette, agli spacciatori a chi fa la retta ovvero conserva le armi anche da guerra, la droga e il denaro in contante. Spesso chi fa la retta è incensurato e si prende gravissimi rischi per “alzare la mesata”: 1.000 euro oppure 800. Altrettanto accade a San Basilio, a Ponte di Nona e a Primavalle ma il sistema delle retta è diffuso in tutte le piazze da Corviale a Bastogi fino a Montespaccato alimentando un welfare parallelo e capillare. La domanda che molti, nella classe dirigente capitolina, non si sono posti è: “le piazze di spaccio” votano? Per eleggere un consigliere comunale a Roma possono bastare anche 2000 preferenze. Una vera inezia per un sistema criminale. E’ possibile che le associazioni criminali siano disposte a tenersi da parte e a non giocare alcun ruolo? E’ possibile che non vogliano “giocare la loro partita”? Sulle piazze di spaccio capitoline operano agguerrite “imprese” criminali che possono contare su un ricambio rapido di energie criminali e che sono in grado di garantire assistenza legale, stipendi alle famiglie degli “affiliati” in caso di arresti. Un tale modello criminale così solido e capace di auto rigenerarsi può rinunciare a ricoprire un ruolo?

E’ bene ricordare che a Tor Bella Monaca ci sono i clan dei Cordaro-Sparapano, dei Moccia, ci sono figure apicali della criminalità locale come Manolo Monterisi, Chrisitan Careddu e Vincenzo Nastasi e poi la famiglia di origine nomade dei Bevilacqua. Gente spietata con una grande disponibilità di armi anche da guerra, che fa spacciare i minorenni e che ha profondi rapporti con camorra e ‘ndrangheta. Gruppi criminali più volte colpiti dalle indagini del gruppo carabinieri di Frascati, dalle inchieste della stazione dell’arma di Tor Bella autentico “Forte Apache” nel quartiere e della squadra mobile di Roma. Le inchieste dei pm della distrettuale Barbara Zuin e Simona Marazza hanno interessato più volte i clan che però hanno “una straordinaria” capacità di recupero e dimostrano di poter comandare anche dal carcere. A San Basilio invece le famiglie Primavera, gli Esposito vicini a Michele Senese operano da anni. Accanto a loro –da alcuni anni- ci sono i Marando famiglia di ‘ndrangheta di serie A. I Marando però a San Basilio agiscono secondo le “regole romane” rispettando le altre organizzazioni e non imponendo il potere proprio della ‘ndrangheta. In quel quartiere Alfredo Marando è stato a lungo (prima di finire arrestato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti) presidente del Real San Basilio formidabile squadra di calcio e serbatoio di consenso sociale. Consenso sociale che potrebbe essere indirizzato verso questo o quel candidato alle elezioni amministrative che si terranno, nei prossimi mesi, per il rinnovo dell’assemblea capitolina e del sindaco di Roma. Questi gruppi criminali si stanno evolvendo in narcomafie come attestano numerose sentenze: cioè in gruppi che utilizzano la forza d’intimidazione e la fama criminale che ne scaturisce per gestire gli affari e gestire i rapporti interni ed esterni. Hanno spesso fornitori di droga comuni e sono alla ricerca di nuove vie per riciclare i capitali. Accanto a questi gruppi esistono poi associazioni ancora più strutturate nei confronti delle quali già sono state pronunciate diverse sentenze definitive che riconoscono l’utilizzo del metodo mafioso: gli Spada di Ostia ed i Casamonica della Romanina. Ci sono poi i gruppi mafiosi di Ostia dei Fasciani e dei Pagnozzi “i Napoletani” della Tuscolana. Lo raccontano le sentenze, della cassazione, per associazione mafiosa che li hanno colpiti e che in tanti ancora-colpevolmente-ignorano. Queste tematiche sembrano essere residuali e poco sentite nella capitale d’Italia. La lotta alle mafie non è solo compito di magistratura e forze dell’ordine ma dovrebbe essere un tema di primo piano per tutta la politica e la classe dirigente. Lo sanno le tante associazioni di romane e romani che si impegnano nei loro quartieri scontrandosi ogni giorno con “le mire” delle organizzazioni criminali succede a Tor Bella Monaca e a Montespaccato: per favore non lasciamoli soli.


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