Il video con cui Beppe Grillo, comico notissimo e poi leader e fondatore del Movimento Cinque Stelle, difende il figlio Ciro indagato per violenza sessuale di gruppo, insieme ad altre tre persone, sta facendo il giro del web e riporta sotto i riflettori due argomenti oggetto da tempo di dibattito. Il primo: le garanzie processuali degli indagati; Il secondo: quel certo sospetto sulle donne che denunciano violenze circa la loro effettiva buona fede. Il video le fa saltare entrambe perché Beppe Grillo sostiene sulla rete che il figlio è innocente e arriva a dire “arrestate me”. Pur volendo annoverare tra gli elementi possibili l’amore genitoriale, quel che stupisce è l’idea di poter sostituire il processo penale, che vive di vita propria e arriva dove lo portano le prove, con una valutazione sentimentale, per di più diffusa on line come se la rete fosse un’altra corte speciale. Il video è stato pubblicato dal comico e politico lunedì 19 aprile. I fatti contestati al figlio di Grillo, Ciro, risalgono alla notte del 15 luglio 2019 e secondo la Procura di Tempio Pausania sarebbero avvenuti nella casa di Grillo, a Porto Cervo. La vittima è una studentessa, anche lei in vacanza. In questo momento il procedimento è ancora nella fase preliminare e non si sa se ci sarà un dibattimento o l’archiviazione. Beppe Grillo sostiene che lo stupro non c’è mai stato e che la ragazza autrice della denuncia era consenziente. Poche ore dopo la divulgazione del video contenenti queste dichiarazioni i familiari della giovane hanno sottolineato, tramite il loro legale, la gravità delle affermazioni che aggiungono dolore a dolore.