Gestione principale che chiude con un disavanzo di 242 milioni. Gestione separata che, pur con indicatori positivi, risente dell’impatto della crisi dovuta alla pandemia. Deliberata la riduzione del 10 per cento di tutti i costi degli Organi Collegiali. Documento del Consiglio generale: «La salvaguardia dell’Ente presupposto essenziale per l’autonomia, l’indipendenza e il pluralismo del giornalismo».
Il Consiglio generale dell’Inpgi ha approvato con 40 voti favorevoli e 20 contrari il bilancio consuntivo 2020 della Gestione principale, che chiude con un disavanzo di gestione di 242,2 milioni di euro. Il risultato della Gestione previdenziale presenta un saldo negativo di 188,4 milioni ed è determinato dal complessivo perdurare dell’andamento negativo degli indicatori principali dell’attività caratteristica dell’Ente. «Anche quest’anno l’Istituto ha perso altri 855 rapporti di lavoro attivi, che si aggiungono agli 865 persi nel 2019, e la contribuzione Ivs corrente registra una diminuzione del 2,76% rispetto al 2019», si legge sul sito web della Cassa. Mentre cresce la spesa per le pensioni.
Si chiude, invece, in positivo il bilancio della Gestione separata (+26,1 milioni di euro), «ancorché – rileva l’Istituto – il bilancio evidenzi i segnali dell’impatto che la crisi dovuta alla pandemia ha determinato sull’intero mondo del lavoro e delle professioni». Rispetto al 2019 calano le entrate e si riduce l’avanzo della gestione previdenziale, con una frenata dei contratti da co.co.co. e un generalizzato calo dei redditi per tutte le tipologie di lavoratori.
Nel corso della seduta, il Consiglio generale dell’Inpgi ha anche approvato a maggioranza un ordine del giorno con il quale rivolge «un forte e pressante appello al governo per porre in essere in tempi brevi, mancando ormai solo due mesi alla scadenza dell’ultima proroga rispetto al possibile commissariamento dell’Istituto, tutti i provvedimenti necessari a garantire la sostenibilità dell’Istituto», unico ente sostitutivo dell’Inps nel panorama delle Casse privatizzate.
«La sostenibilità dell’lnpgi, nonostante l’avvio di un tavolo aperto dall’ex presidente del Consiglio nel febbraio 2020, non è ancora stata garantita», recita il documento. «Un grave vulnus – si specifica – che viene arrecato a lavoratrici e lavoratori di un settore cruciale per la vita democratica del Paese. Un incomprensibile ritardo, a fronte di conti gestionali che danno una rappresentazione perfetta della crisi strutturale che ha travolto l’editoria. Un comparto industriale dove il susseguirsi degli stati di crisi, con pensionamenti, prepensionamenti e mancate assunzioni, hanno ridotto drasticamente il numero dei giornalisti attivi, impropriamente sostituiti da un aumento esponenziale di lavoro autonomo, quasi mai effettivamente tale».
La salvaguardia dell’lnpgi, ricordano i consiglieri, «è il presupposto essenziale per l’autonomia, l’indipendenza e il pluralismo del giornalismo italiano».
Durante la riunione è stata deliberata, infine, la riduzione delle attuali indennità di carica di tutti componenti degli Organi di amministrazione e di controllo nella misura del 10 per centro, «in adesione – spiegano da via Nizza – alle previsioni legislative vigenti, di accompagnare il processo di allargamento della platea degli iscritti con l’adozione di ulteriori misure di intervento volte alla riduzione della spesa e all’incremento delle entrate, per contribuire al ripristino dell’equilibrio tecnico-finanziario della Gestione previdenziale sostitutiva dell’assicurazione generale obbligatoria».