Ci sono dei passaggi che vengono caricati dalla cronaca e dal destino di significati assai più ampi di quelli che avrebbero da sé. Vale a dire, si appalesano attraverso di loro tracce e sintomi di qualcosa di oscuro, come un presagio.
E’ il caso delle intercettazioni ai danni di giornaliste e giornalisti (Nancy Persia, Sergio Scandura, Claudia Di Pasquale, Nello Scavo, Carlo Lania, Francesca Mannocchi, Fausto Bolislavo, Antomnio Massari) impegnati sulle vicende dei migranti, volute dalla Procura di Trapani nell’ambito dell’inchiesta su Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere. Tutto ciò accadeva a partire dal 2017, quando si fece asperrima la polemica sulle Ong, anche attraverso assai discutibili prese di posizione del Ministero degli Interni, allora retto da Marco Minniti. Per non parlare delle incursioni nelle linee degli avvocati a colloquio con gli assistiti.
Bene hanno fatto la Federazione della stampa e Articolo21 ad aprire una rigorosa disamina critica su ciò che è avvenuto. Intercettate sono state numerose persone, certamente un numero superiore alle cifre emerse.
La ministra Cartabia ha deciso di avviare un’ispezione, sulla scorta di diverse interrogazioni parlamentari.
Tra l’altro, una recentissima sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sostiene che accedere ai dati telefonici dei giornalisti viola l’articolo 10 della Convenzione medesima. Basterebbe simile orientamento per chiudere la questione.
Ma, affinché non cali il sipario come è usuale per un sistema mediatico intermittente com’è quello di questi tempi, non è il caso che – proprio a partire dall’iniziativa presa a Strasburgo – si muova il Parlamento? Ora che si avvicina il momento di dare applicazione alla legge comunitaria, agli sgoccioli dell’iter parlamentare, non si potrebbe introdurre un punto ulteriore nell’evocata revisione del Testo unico del 2005? E non è immaginabile un’aggiunta al decreto del 2019 sulle intercettazioni?
Il diritto di cronaca rischia di essere compromesso dall’utilizzo massivo delle intercettazioni, come già accade per il ricorso alle querele temerarie. Siamo in una fase difficile per la tenuta dell’edificio democratico. Senza adeguati bilanciamenti e contropoteri efficaci il quadro istituzionale via via assume sembianze autoritarie.
Non si stemperi la campagna avviata e diventi – anzi- un elemento chiave della prossima giornata del 3 maggio dedicata dalle Nazioni unite alla libertà di informazione.