Il concorso promosso da Articolo 21 e dal Ministero dell’Istruzione sulla rilettura dell’Articolo 34 della Costituzione (La scuola è aperta a tutti…) entra nella fase finale. www.rileggiamolarticolo34.it . Gli studenti delle 171 scuole di 19 regioni iscritte al concorso consegneranno entro la fine del mese di aprile alla giuria i loro testi di riflessione sul futuro della scuola e sui cambiamenti che si rendono necessari per migliorarla. L’intervento del professore Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte costituzionale, prende spunto da una citazione, del pedagogista russo Pavel Florenskij: “La lezione non è un tram ma una conversazione con gli amici”. Sarà possibile seguire il seminario in diretta streaming collegandosi, via Zoom, con il seguente codice di accesso 97636437850 o direttamente dal seguente link: https://zoom.us/j/97636437850 Il webinar sarà trasmesso sui canali di Rai Scuola, e di Articolo 21 (Youtube e Facebook).
Il diritto all’informazione sancito dall’Articolo 21 della Costituzione diviene concreto solo a condizione che il diritto all’istruzione per tutti (Art. 34) sia rispettato e che ”la Repubblica rimuova gli ostacoli … che impediscono il pieno sviluppo della persona umana..” (Art. 3).
In altre parole, per quanto l’informazione sia libera e plurale l’Art. 21 resta un’enunciazione di principio se la scuola tradisce la sua missione lasciando dietro di sé milioni di giovani che non sono in grado di comprendere, giudicare e contestualizzare le informazioni che leggono sui media, fino a smettere di leggerle del tutto.
Il numero crescente di analfabeti funzionali tra i giovani – circa il 30 % di quelli che hanno terminato la scuola dell’obbligo – è una zavorra che rende illusorio ogni progetto di ripresa economica e di progresso civile. Ciò nonostante, il tema dell’educazione e della formazione dei giovani resta sullo sfondo dei programmi politici, facendo capolino di tanto in tanto nei discorsi ufficiali solo per strappare qualche applauso di circostanza.
Il ritardo storico della scuola pubblica italiana è impresso nella fatiscenza degli edifici, nella monotonia della didattica, nella perdita di autorità dei docenti, nella incapacità di assolvere al compito di “provvedere a che ogni individuo abbia la possibilità di sfuggire alle limitazioni del gruppo sociale nel quale è nato” (J. Dewey). Accanto al diritto di informare e di essere informati ve n’è un terzo, che è addirittura il presupposto dei primi due: il diritto di informarsi; quindi, non solo la libertà di disporre delle informazioni ma la capacità di interpretarle correttamente disponendo di strumenti concettuali e critici adeguati.
Nei confronti delle vittime della disinformazione, della manipolazione, di chi si fa veicolo di false notizie e post-verità si assume talvolta un atteggiamento snobistico additandoli come barbari e legioni di imbecilli che infastidiscono il discorso pubblico senza tener conto che, nella quasi totalità, si tratta di persone, per lo più giovani, che non hanno ricevuto dalla scuola ciò che era un loro diritto: essere cittadini consapevoli in quanto dotati della capacità di giudizio.
Il professore Zagrebelsky si intratterrà con gli studenti su questa promessa non mantenuta della democrazia soffermandosi soprattutto sui rimedi possibili, su come far prevalere nella scuola un modo nuovo di apprendere e insegnare.