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“Guerriglia” di Salvini contro Draghi

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A marzo Salvini reclamava: via alle «riaperture» per il ritorno al lavoro e «alla vita». Draghi replicava: «È desiderabile» riaprire ristoranti e cinema ma dipende «dai dati» sul Coronavirus. Il no poggiava sulla tragedia di 400-500 morti e oltre 20.000 nuovi contagiati al giorno. Poi decessi e infettati sono calati, anche se non molto, e il presidente del Consiglio ha annunciato il sì alle riaperture in base al «rischio ragionato».

Così da lunedì 26 aprile scatta la riduzione delle restrizioni anti Covid-19 in considerazione del «rischio ragionato». Gran parte dell’Italia torna “zona gialla”, il colore che distingue le aree meno pericolose rispetto a quelle “arancioni” e “rosse”.

Draghi ha dato il via libera all’operazione riaperture, con le dovute precauzioni, in quasi tutte le regioni. Ripartono ristoranti e bar con le consumazioni nei tavolini all’aperto. Riaprono musei, cinema, teatri, palestre con gli accessi contingentati e con i necessari distanziamenti. Il governo si è trovato stretto tra chi (come la sinistra e molti virologi) predicava il rigore delle “chiusure” e chi la libertà di “riaprire tutto” (come il centro-destra e, in particolare, la Lega).

Ma l’operazione ripresa, per la prima volta, lacera il governo di unità nazionale. La Lega, per l’intervento di Salvini, si è astenuta sul decreto riaperture. Il Capitano ha posto il veto all’approvazione del provvedimento: «Non me l’ha prescritto il dottore di votare per forza qualcosa di cui non sono convinto». Salvini chiedeva un ampliamento delle riaperture e, in particolare, di ridurre il coprifuoco spostandolo dalle ore 22 alle 23. Ma la richiesta non è stata accolta, di qui il patatrac. Un patatrac scoppiato per un’ora in meno di coprifuoco.

Draghi non ha preso bene l’astensione. In Consiglio dei ministri sembra che si sia rivolto con una voce gelida verso la delegazione leghista: «Le decisioni le abbiamo prese insieme…Francamente fatico a comprendere». Un richiamo rivolto soprattutto al capo delegazione del Carroccio nel governo, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

È una brutta frattura nell’esecutivo e nella stessa Lega tra movimentisti e governativi. Salvini ha il problema della caduta dei consensi verso il Carroccio: i sondaggi gli danno il 22-23% dei voti dal 34% incassato nelle elezioni europee del 2019. La concorrenza a destra di Fratelli d’Italia, rimasta invece all’opposizione, è sempre più insidiosa. Il partito guidato da Giorgia Meloni dal 6% delle europee è salito al 17-18% nei sondaggi.

Di qui la “guerriglia” del segretario della Lega verso Draghi sulle riaperture.

Il Capitano cerca di raccogliere consensi tra i lavoratori autonomi colpiti pesantemente dalle chiusure delle attività per combattere i contagi. Nelle scorse settimane sono scesi in piazza gli esercenti di ristoranti, bar, palestre. Hanno protestato i lavoratori del commercio, dello spettacolo, del turismo con negozi, teatri, cinema, musei, agenzie di viaggio con le attività bloccate. In alcuni casi, come a Roma, ci sono stati anche scontri tra i manifestanti e la polizia. Salvini cerca di raccogliere consensi in vista delle elezioni amministrative in autunno in città importanti come Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli. Ma non è detto che gli possa giovare la “guerriglia” contro Draghi, la linea di partito di “lotta” e di governo”. Intanto, però, ha incassato il sostegno delle regioni a ridurre di un’ora il coprifuoco, facendolo partire dalle 23.

Non solo. Nella maggioranza si allargano le tensioni. Il Consiglio dei ministri sul Piano nazionale di ripresa e di resilienza previsto nella mattinata di sabato 24 aprile è slittato. Va consegnato alla commissione europea entro il 30 novembre per consentire all’Italia di incassare 200 miliardi di euro di aiuti. M5S, Pd e Forza Italia spingerebbero per prorogare  il superbonus immobili al 110% fino al 2023 ma ci sarebbe un problema di coperture della spesa.


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