Si fa fatica credere che Giorgia, una delle voci più significative del nostro panorama musicale, compia cinquant’anni. Ce la ricordiamo ancora a Sanremo, quando vinse nel ’95 con “Come saprei”, rivelando un talento eccezionale e una potenza interpretativa che non si vedeva dai tempi di Mina.
Giorgia è una cantante senza eguali: una delle poche in grado di duettare con Bocelli e risultare allo stesso livello, una delle poche a farci emozionare sempre e comunque, una delle poche a non invecchiare mai, mantenendo una freschezza artistica e di idee davvero invidiabile.
Ricordiamo ancora il profondo dolore per la scomparsa del compagno Alex Baroni: un lutto che la segnò nel profondo, una tragedia sempre viva nella sua memoria, prima di riprendersi, innamorarsi e tornare a volare grazie alla sua dilagante voglia di vivere, al suo coraggio e alla sua encomiabile passione civile.
Milva, la “pantera di Goro”, invece, se ne è andata oggi all’età di ottantuno anni, dopo una vita meravigliosa, spesa interamente al servizio della musica, della sinistra, della Resistenza, dell’impegno civico, dell’amore e di una miriade di passioni travolgenti.
Milva ha vissuto con un’intensità unica, rendendosi protagonista del cambiamento ma, al tempo stesso, rimanendo ben salda alle sue radici emiliane, a un’Italia che già trent’anni fa non esisteva più, a un mondo che ha smesso di esistere da decenni ma ancora ci vive dentro, se non altro sotto forma di rimpianto.
Nel 2010 si è ritirata dalle scene, sconfitta ma non arresa, con estrema dignità. Oggi se n’è andata, alla vigilia del 25 aprile, una delle feste che amava di più. Un commosso addio che ci ricorda, se ancora ce ne fosse bisogno, lo straordinario valore della musica, la sua portata universale e la sua funzione sociale.
Giorgia e Milva: due donne orgogliose, due sognatrici, due straordinarie narratrici di storie consegnate all’eternità.
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