Piero Calamandrei sarebbe molto contento di questa esperienza di due classi dell’Istituto Comprensivo “Laverda-don Milani” di Breganze (Vicenza) che la professoressa Giulia Brian presenta di seguito. Le sue parole più note sono: ” Andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati …dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione. In questo famoso discorso agli studenti a Firenze nel 1955 Calamandrei aggiungeva con forza: “Però vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”. Ecco credo che questa esperienza incarni questo spirito nel progetto “Fuoriclasse” nel suo insieme e in particolare sviluppando l’articolo 9 della Costituzione. (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.)
La presentazione della professoressa Giulia Brian
Cosa accade se, costretti dalla pandemia a limitare gli spostamenti entro i confini comunali, si propone a degli undicenni di viaggiare nel tempo?
La lettera che qui si pubblica è frutto di un cammino intrapreso nel corso di quest’anno scolastico da due classi prime della Secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Laverda-don Milani” di Breganze (provincia di Vicenza) a partire da un’attività didattica di Geografia ideata in collaborazione con la prof. Elisa Marchioro dell’I.C. di Thiene. Obiettivo primario della missione di Educazione civica era localizzare su una mappa del comune tredici immagini tra fotografie, disegni e dipinti, che rappresentavano scorci di Breganze nel primo Novecento. Alunni ed alunne, inoltre, sono stati invitati a collocarsi nella posizione in cui presumibilmente si era situato il fotografo o l’artista per ritrarre lo scorcio, e scattare una foto del sito attuale. Infine hanno redatto una sorta di diario di bordo con le riflessioni sull’esperienza condotta individualmente o in piccolo gruppo. Il gioco assumeva come scopi l’orientamento, l’osservazione dello spazio quotidiano con uno sguardo altro, la presa di consapevolezza della trasformazione del paesaggio nel corso del tempo.
In classe, una volta presi in esame il passato e il presente, la condivisione ha portato a ragionare sul futuro; l’analisi, condotta con genuinità, passione e ricchezza inaspettate, si è presto trasformata in progettazione. Manifestatosi con prepotenza il bisogno di passare dalle parole ai fatti, di farsi protagonisti attivi, qualcuno ha espresso il desiderio di scrivere al Presidente della Repubblica per raccontargli il nostro paese; qualcun altro ha proposto di rivolgersi al Sindaco presentando delle richieste concrete: sogni ed urgenze sentiti dai 45 piccoli ma intrepidi esploratori della conoscenza premevano per trovare forma, espressione. Si è concordato, quindi, di raccogliere le numerose idee che man mano fiorivano.
A fine febbraio una delegazione di due alunne e due alunni eletti per votazione dai loro compagni, si è recata nella sede del Comune per consegnare la lunga lettera in cui erano stati cuciti assieme i pensieri. La Sindaca Avv. Campana, che da subito ha abbracciato l’iniziativa, ha ragionato a lungo con i quattro ambasciatori e, più recentemente in un collegamento a distanza con le classi intere, sul valore del nostro territorio, sull’importanza di pensare e agire per il Bene comune. Così è nato il progetto “Fuoriclasse”, un’esperienza di democrazia partecipativa che sta prendendo in questi giorni le mosse e che si articola in quattro sfide per le quali ragazzi e ragazze stanno già mettendosi in gioco da veri protagonisti.
A loro, ora, cedo la parola.
Egregio Sindaco Avvocato Piera Campana
Siamo quarantacinque alunni delle classi 1^B e 1^C della scuola Secondaria di primo grado di Breganze. Nel periodo in cui l’emergenza sanitaria ha imposto restrizioni alla circolazione, abbiamo colto l’occasione per osservare il paesaggio quotidiano come se lo vedessimo per la prima volta. Attraverso tredici immagini di Breganze nel passato – foto, disegni, dipinti e quattro cartoline tratte dal bel libro Breganze in cartolina del Gruppo di Ricerca Storica – abbiamo esplorato il nostro paese per riconoscere a quali luoghi esse corrispondessero e per fotografare gli scorci nel loro aspetto attuale. In classe abbiamo infine riflettuto tutti assieme sulla trasformazione del paesaggio, sulla sua relazione con l’essere umano, su come ci piacerebbe fosse Breganze nel prossimo futuro. Proprio durante questo dibattito abbiamo sentito il desiderio di condividere con chi governa il nostro Comune, sentimenti e idee emersi.
Infatti osservare i dettagli delle immagini ha suscitato in noi molte emozioni e riflessioni. Chi nel gioco del riconoscimento si è fatto aiutare dai propri familiari, ha talvolta intravisto negli occhi di genitori e nonni i segni della nostalgia. Man mano che angoli di Breganze apparentemente insignificanti e per noi scontati ci divenivano noti, assumevano nuova luce, nuovi colori. L’attività ha permesso anche a chi è un nuovo cittadino di dare un nome a molti luoghi, di rendersi conto di quanto il paesaggio sia cambiato nel corso di un secolo. E che stupore nel sapere che il Monumento ai Caduti un tempo non era dove lo vediamo oggi! Oppure nel riconoscere i platani di via Riva negli alberelli esili di una foto di inizio ‘900! Insomma, è stato come salire nella macchina del tempo! Scattare foto al paese in cui viviamo ci ha permesso di vederlo attraverso una lente diversa, di restituire importanza ai luoghi. Ci sembrava di essere turisti in una città d’arte e ci siamo resi conto di essere molto fortunati a vivere in questo bel paese, con il suo campanile inconfondibile e le verdi colline alle spalle. Breganze è un paese fantastico!
L’osservazione e il confronto, quindi, ci hanno fatto capire che il paesaggio si trasforma in base alle esigenze dell’uomo: man mano che il nostro modo di pensare cambia, che la nostra mente si trasforma, evolve, anche il paesaggio che abitiamo cambia, si trasforma, evolve, quasi come se fosse lo specchio del nostro cervello. Dalla relazione dell’uomo con la natura nascono paesaggi e prodotti unici. Con il tempo, purtroppo, l’intervento umano è diventato sempre più invasivo e non sappiamo ciò che ci riserverà il futuro. Di una cosa però siamo certi: che la bellezza va protetta e che anche noi vorremmo poterla difendere. Ci siamo resi conto, infatti, che il paesaggio ha a che fare con il nostro benessere, che è un bene della comunità e che quindi è necessario averne cura. Questa parola è potente, perché significa amore, rispetto, equilibrio, empatia con le persone e i luoghi. Prendersi cura di un luogo significa per noi conoscerlo e affezionarsi.
Ci siamo chiesti allora cosa si possa fare per rendere il nostro paese più vitale. Sogniamo, in primo luogo, una Breganze a misura d’uomo, con strade sicure, marciapiedi in tutte le vie e un’ampia area pedonale. Sogniamo spazi in cui bambini e ragazzi possano muoversi liberamente, come un tempo: ci piacerebbe così tanto tornare a giocare per strada! Ci piacerebbe anche che a Breganze i parchi, in particolare il parco Ferrarin, tornassero ad essere luoghi puliti e tranquilli tanto per i bambini quanto per gli anziani. Per rendere bello il nostro paese vorremmo poter crescere alberi e fiori, decorare gli edifici, coltivare degli orti di classe; per limitare l’inquinamento, le piste ciclabili potrebbero collegare il nostro Comune ai paesi vicini, oltre che permettere a chi abita lontano dal centro di venirci in bici e, perché no?, anche in carrozza!
Vorremmo poi dare valore a ciò che ci circonda conservando le tracce del passato: in questo modo i luoghi continuerebbero a raccontarci del tempo da cui proveniamo, proprio come l’antico maglio custodito dalla famiglia Tamiello. Abbiamo scoperto di avere attorno a noi – persino nel cuore del paese, come nel caso della sede della Laverda o dell’albergo al Ponte – molti edifici pieni di storie incredibili, un tempo assai frequentati e ora dimenticati sotto piante infestanti. Lo stesso è accaduto per molti edifici rurali i quali rappresentano il nostro stile architettonico più autentico. Ci piacerebbe venissero ristrutturati così potremmo visitare il ristorante che ha preparato i torresani persino al re d’Italia e magari assaggiarli anche noi! Vorremmo in sostanza poter entrare in quei luoghi di Breganze in cui è passata la Storia, come l’antica villa del conte Alessandro Arrigoni, e si potrebbero organizzare escursioni in paese, in campagna e in collina con guide storiche e naturalistiche. Un museo potrebbe raccogliere, esporre e raccontare il nostro passato attraverso immagini e oggetti che sono sopravvissuti. In questo modo anche chi non ha sempre abitato qui oppure chi viene da lontano,può affezionarsi al paese conoscendo le storie del passato. E poi, visto che siamo così famosi per il torcolato, perché non allestiamo un museo del vino all’aperto?
Ci sono venute in mente anche delle iniziative che potrebbero aiutarci ad essere una comunità più affiatata. Sarebbe utile valorizzare la nostra grande piazza, renderla viva come quando veniva attraversata da carri trainati da buoi, e sentirla nostra come quando i breganzesi hanno collaborato alla ristrutturazione della chiesa. Come allora, offrire la possibilità di prendersi a cuore il paese, magari con una giornata in cui i cittadini se ne prendono cura, anche con la raccolta dei rifiuti abbandonati. In piazza si potrebbero allestire mercatini, esposizioni d’arte e spettacoli, alla cui organizzazione vorremmo partecipare per sentirci coinvolti, per poter mettere in gioco la nostra creatività. Anche noi, infatti, vogliamo contribuire a dare vita al paese, non solo come spettatori. Sogniamo di poter festeggiare nuovamente il Carnevale con carri mascherati che sfilino in centro. Una volta ogni tanto, come per l’antica Fiera di San Martino, si potrebbe tornare nel passato per non perdere usi e costumi dei nostri nonni e bisnonni, e noi potremmo contribuirvi attivamente con un’esposizione dell’attività che abbiamo svolto sul paesaggio di Breganze o con un video che la documenti. Potrebbe essere una sorta di “viaggio nel tempo” in cui, assieme alle tradizioni, recuperiamo il modo di stare assieme di una volta, in cui gli spazi pubblici diano modo di fare amicizia, in cui festeggiamo il nostro Comune. Per l’occasione i negozi potrebbero vendere prodotti tipici locali; i ristoranti offrire piatti della cucina di un tempo per riscoprire varietà antiche di coltivazioni locali; infine si potrebbe tornare ad una forma di baratto organizzando dei mercatini in cui scambiarsi cose che ormai non si usano più al posto di buttarle via. Siamo convinti che queste iniziative potranno richiamare visitatori e far tornare Breganze una meta turistica, un luogo di villeggiatura, un paese… da cartolina!
Gentile Sindaco, avrà ormai capito che siamo 45 alunni pieni di idee e che ci piacerebbe moltissimo rimboccarci le maniche, magari coinvolgendo altre persone, per progettare e mettere in pratica una sorta di Agenda 2030 di paese cosicché Breganze sia conosciuta, oltre che per i suoi prodotti e per la sua storia, anche per la sua comunità. La ringraziamo per il tempo che ha dedicato alla nostra lettera. Un cordiale saluto da tutti noi