Sembrava fosse in corso la festa patronale ad Isernia la sera del 14 aprile scorso: fuochi d’artificio, applausi e musica sparata dalle casse. Era arrivato Manolo. Accolto come un idolo. Al secolo si chiama Vittorio Spada, trentenne, l’ultima generazione del temuto clan che spadroneggia su Ostia, condannato a sette anni in quanto ritenuto partecipe di un’associazione a delinquere di stampo mafioso impegnata nel settore delle armi, intimidazioni e degli stupefacenti nel circondario di Ostia. Fu arrestato a gennaio 2018 nell’ambito dell’operazione “Eclisse”, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma Simonetta D’Alessandro, che ha riguardato, appunto, il clan Spada di Ostia. Con Vittorio-Manolo, venne arrestato il fratello Ottavio e, tra gli altri, Roberto Spada e Alvez Del Puerto Ruben Nelson, condannati in altra sede per l’aggressione al giornalista Rai Daniele Piervincenzi e al suo operatore.
Dunque Manolo non è uno qualunque ma il giovane rampollo, rispettato, del sodalizio degli Spada e per questo in suo onore è stata organizzata una festa nel quartiere dei rom ad Isernia. Quella sera aveva lasciato il carcere di Frosinone, dove era detenuto, per raggiungere l’abitazione di alcuni cugini e proseguire il resto della condanna al regime dei domiciliari. Per l’evento i parenti hanno organizzato una festa con fuochi d’artificio, banchetto, musica, grande e corale partecipazione nonostante il periodo di pandemia e l’applicazione delle norme anti covid. I primi ad accorgersi che c’era qualche novità in zona sono stati alcuni vicini della casa in cui si svolgeva la festa, i quali, a loro volta, hanno avvertito i carabinieri che quel circondario lo conoscono molto bene. A maggio 2020 c’è stata una rappresaglia contro una pattuglia che si era recata a notificare multe per violazioni al codice della strada a due componenti di famiglie rom, un carabiniere è stato ferito e accompagnato in ospedale mentre nei palazzi attorno c’era un gran baccano in segno di disapprovazione verso l’Arma. Ad inizio aprile scorso la Corte d’Appello di Roma aveva disposto la conversione della detenzione in carcere di Vittorio Spada in arresti domiciliari ad Isernia, nel quartiere popolare di San Lazzaro. La sera del 14 aprile l’arrivo del figliuol prodigo. I fuochi d’artificio si sono sentiti in tutta la città e quando un equipaggio del Nucleo radiomobile è arrivato sul posto ha trovato nell’abitazione in cui Manolo-Vittorio doveva scontare i domiciliari le tracce di un banchetto con tanto di musica e champagne. La festa era il messaggio dal significato preciso al quartiere e all’intera cittadina del Molise che il capo era “uscito” ed era felicemente tra i suoi. La vicenda è finita invece in una informativa degli stessi carabinieri all’autorità giudiziaria che ha revocato i domiciliari e disposto che Spada fosse di nuovo portato in carcere, a Rebibbia. Tutto è bene ciò che finisce bene? No. Oppure sì, oppure forse. Resta l’immagine di quella festa sfacciata, in piena era covid, con grande sfarzo e senza nessuna paura. Pura ostentazione del potere.