Tra qualche giorno sarà il 25 Aprile. È la festa di tutti, perché si celebra la Liberazione dal nazifascismo, la data che – con la fine della guerra che disonorò l’Italia al pari delle leggi razziali e della dittatura – restituì a tutti la libertà e la democrazia. Che successivamente vennero scolpite nella Costituzione della Repubblica italiana.
Ma in Umbria ci sono segnali pessimi. Ancora più gravi perché vengono anche da istituzioni. Il caso più intollerabile è quello di Gualdo Cattaneo, dove una gravissima decisione della destra che amministra la città ha bocciato la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, con una incredibile e risibile motivazione: “ non ha legami con il territorio”. Dovrebbero vergognarsi, quei signori. Analfabeti istituzionali e della storia. Loro sì, che non hanno legami con il territorio. Che non sanno come l’Umbria democratica, tutta, affondi le sue radici nella libertà, nella democrazia, nella pace, nel rifiuto del razzismo, nel ripudio della violenza. E nella memoria, anche di quella della Shoa, di cui Liliana Segre e milioni e milioni di ebrei furono vittime. Sì, vergognatevi, signori che con la vostra decisione avete offeso la sensibilità di una comunità intera. Alla vigilia del 25 Aprile.
Anche La Giunta di Todi si distingue, organizzando una festa del libro che vede di fatto tra gli organizzatori ambienti e persone legati alla destra estrema, a Casa Pound, a Primato Nazionale, una testata sovranista che ospita collaboratori che si distinguono per campagne d’odio e istigazione contro giornalisti d’inchiesta come Paolo Berizzi. Paolo è l’unico giornalista in Europa sotto scorta perché minacciato dai neonazisti le cui imprese criminali svela nei libri e nelle inchieste.
Hanno fatto bene le opposizioni di Gualdo Cattaneo a ribellarsi. Hanno fatto bene il Pd, l’Anpi, a prendere posizione e a chiedere anche al Consiglio regionale il ritiro del patrocinio. La verità è che questa destra che sta al potere in Umbria mostra qua e là quasi la volontà di cancellare la memoria, riscrivere la storia, strizzando l’occhio perfino a forme di negazionismo. A questo proposito aspettiamo ancora la risposta alla nostra lettera aperta che denunciava il rischio di smantellare l’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea e il suo prezioso lavoro quasi cinquantennale. È possibile che non ci sia nessuno, almeno tra i “moderati” nel centro-destra umbro, che si distingua da queste derive?
Ma non si tratta solo di offese alla memoria, al sacrificio di tanti partigiani di diversa ispirazione politica, degli alleati. Cose già di per sé inaccettabili. No: l’odio contro il diverso, il razzismo, l’omofobia, l’antisemitismo, le minacce e le istigazioni nella rete sono cose di oggi, come le stragi neonaziste di Utoya e in altri paesi. Sono minacce quotidiane. Nessuno può ignorarle. Mai, tantomeno il 25 Aprile.
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