Per un pugno di soldi e per arginare i dissapori dentro la maggioranza e le proteste di piazza, anche quelle che ritengo illegittime e furbesche, si sta mettendo a rischio la salute dei cittadini. Aprendo in fretta e quasi tutto, senza una qualsivoglia, anche minima gradualità. Per quanto riguarda la presunta responsabilità dei singoli cittadini non mi fiderei né della loro scarsa attitudine al rispetto verso il prossimo, tantomeno dei ventilati e strombazzati controlli, finora inefficaci. Come è già accaduto ci saranno coloro che si attengono alle regole scrupolosamente e quelli che le interpreteranno a modo loro con disonesta elasticità. Con danno e caos collettivo.
Per quanto è dato sapere, sono stati vaccinati a tappeto i novantenni e anche i centenari, una parte di ottantenni e settantenni, inoltre le categorie “privilegiate”, e selezionate con criteri discutibili.
Facciamo un po’ di conti, prendendo le statistiche dell’unico istituto mondiale autorizzato a monitorare la pandemia di Covid, il Center for Systems Science and Engineering (CSSE), della Johns Hopkins University (JHU).
Il numero di morti in Italia per Covid dall’inizio della pandemia è di 116.927 (su 3.870.131 casi): cifra che pone l’Italia al Secondo posto in Europa per decessi, dopo la Gran Bretagna e al Sesto nel mondo.
È stata superata quota 15 milioni di vaccinazioni (15.099.777) dall’inizio della campagna (ma sono solo 4.443.309 coloro che hanno ricevuto la seconda dose).
Siamo all’11esimo posto nel mondo in termini assoluti. Prima di noi, Gran Bretagna (42 milioni e 110 mila), Germania (21 milioni e 300 mila), Francia (16 milioni e 700 mila).
In percentuale sulla popolazione, però, siamo al 21esimo posto, secondo le statistiche di OurWorldInData aggiornate al 18 aprile: Italia al 17% – Francia al 17,6% – Germania al 19% – Gran Bretagna al 48%
Le categorie più vaccinate sono gli over 80 (5.117.878), seguiti dagli operatori sanitari (3.208.637) e dal personale scolastico (1.133.818); infine, la categoria “altro’” (4.254.744). Il vaccino più utilizzato è quello della Pfizer (11.845.080 dosi distribuite).
Le vaccinazioni vanno dunque a rilento, nonostante i proclami e le promesse. I cinquantenni, sessantenni e quasi settantenni ringraziano! Insomma, la parte produttiva del paese e i giovani non garantiti restano col cerino accesso in mano.
Ringrazia anche la moltitudine di lavoratori in nero e senza un’ombra di contratto in tasca, però con ritenuta d’acconto del 20% sul magro guadagno che lo Stato incassa direttamente, senza fornire alcunchè. I milioni di precari, gli “Invisibili” pure ringraziano, consapevoli di non contare nulla socialmente. Chi può, alza i tacchi ed emigra.
La fuga dei cervelli giovani e laureati continua silenziosa e in massa verso quei paesi dove, invece, vigono sovrane la meritocrazia, le tutele sociali e assistenziali: bandite le raccomandazioni e appartenenze. Nonostante l’anno e mezzo di “Carognavirus”, l’emigrazione intellettuale dei nostri giovani prosegue decisa e inarrestabile: “Bye bye Italy”!
Già prima della Pandemia eravamo un paese allo sfascio, ma tanto ricco di retorica e di cialtronaggine, rivestito di paillettes da ingannare facilmente un popolo assuefatto alle bugie e rassegnato al malgoverno. Un paese frantumato, senza identità, disperato e ridotto ad inventarsi una vita a misura europea.
“Panem et Circenses”: è il motto che funziona sempre per una popolazione che non ha vissuto mai una rivoluzione liberale e che è diventata Nazione attraverso un mosaico di regionalismi, mai amalgamati fra di loro. E che in questa Pandemia ha ritirato fuori tutti i particolarismi ed egoismi.
Bastavano anche due settimane in più per le aperture razionalizzate, per permettere a chi è restato in attesa del vaccino di mettersi in sicurezza. Due sole settimane…
Nel frattempo, purtroppo, gli ospedali sono saturi e concentrati solo a combattere il Covid. Tutte le altre patologie ad alto rischio non trovano spesso assistenza. Un giorno si farà il triste bilancio di questa inciviltà.
La sanità pubblica negli ultimi decenni è stata tagliata senza pietà né lungimiranza. Il Covid ha poi fatto il resto. Il tracollo della Lombardia è esemplificativo. Ma anche altre regioni non sono da meno, laddove si è preferito investire nelle strutture private e abolire la sanità territoriale e di prossimità. Nè è improprio ricordare che il nostro welfare è nella sostanza inesistente. E che le donne sono regolarmente espulse dal mondo del lavoro, pagando un prezzo ancor più alto a causa proprio del Coronavirus.
Parlare di “quote rosa” in politica suona così offesa alla realtà sociale fuori dal Palazzo. Sempre più oggi la dimensione femminile è fatta di esclusione ed emarginazione, relegata fra le mura domestiche.
Mala tempora currunt…
Il malessere scorre sotterraneo e ignorato fino a quando non troverà sbocco nei fiumi della ribellione. La politica, purtroppo, si è assunta con questa fretta anticipatoria una responsabilità che spero non sia pagata a grande prezzo dai più “vulnerabili” e dai soliti noti, occupati e pensionati, che pagano tasse esose anche per tutti gli altri “furbetti”, per garantire assistenza sanitaria e previdenza.
Ora è di gran moda la parola AGORÀ.
Estrapolata dal suo senso originale e archeologico (luogo della Polis dove discutere i problemi della comunità, di leggi e del commercio), Agorà è stata rilanciata ultimamente da un politico di lungo corso con una valenza di scorciatoia pop e aggregante di idee volatili e variabili, con forti accenti di retorica. I giochi del Potere sono molteplici e ingannatori, e non si restituisce dignità a una politica spogliata di ogni credibilità, prendendo a prestito una parola di origini nobili ma inflazionata, svuotata di significato, e diventata nella nostra contemporaneità uno stravolgimento di senso. Agorà da spazio del pensiero nobile è divenuta un’insegna di supermercati, bar, alberghi, ristoranti, agenzie immobiliari, programma tv, centri culturali e sociali, palestre, pagine social, un videogioco, una linea di mobili e sdraie da giardino. E altro ancora!
Da buon brand commerciale potrebbe funzionare. Non carichiamola però di ambizioni rinnovatrici ed elettorali. “Volano le parole, tra noi leggere”, e quando sfuggono alla loro radice lessicale rischiano di essere un guscio vuoto, piene solo di autoreferenzialità.
Non siamo forse il paese dove, addirittura, il Parlamento decise, per far piacere ad un Presidente del consiglio, che una ragazzina venuta da lontano e sconosciuta ai più, chissà perché soprannominata Ruby Rubacuori, altro non fosse se non la “nipotina di Mubarak”?
Ogni tanto la sua storia torna a galla e lì resta.
Nel frattempo ci ritroviamo con un governo riciclato ben tre volte, dal marzo del 2018: dal Conte Uno e Due si è passati al governo Draghi attuale.
Siamo comunque in Pandemia e viviamo in uno spazio temporale in cui essenziale diventa la sopravvivenza. Ci hanno abituato da oltre un anno a sintonizzarci con scienziati e medici, che giornalmente ci informano di ciò che prima ignoravamo; ci siamo abituati a decifrare grafici complessi, che indicano il pericolo di contagio da virus, il diaframma fra la vita e la morte. Tutto il resto lo vediamo in controluce. Lo intuiamo e ne siamo angosciati. Gli scienziati, fino a ieri portati in trionfo, esprimono ora però perplessità sulle aperture senza gradualità e sul pericolo di una recrudescenza pandemica con scarsi vaccini inoculati. Rischio calcolato? Vedremo!!!
Domenica ci sono stati 15.943 nuovi casi e 299 decessi. Il “rischio ragionato” è un pericolo reale. La decisione della repentina riapertura e i raduni “NoVax” di questi giorni, al grido di “Libertà, Libertà”, ci spingono a ipotizzare una maggiore, probabile ripresa pandemica, come accadde nell’autunno scorso, dopo un’estate da “libera tutti”. Ma questa volta non ci sarebbero né le energie economiche né psicologiche per farvi fronte.