Melvin Theuma, il taxista ed allibratore clandestino che fece da intermediario di morte fra il tycoon Yorgen Fenech e la banda di esecutori materiali dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, ha ripreso la sua testimonianza nel Tribunale della Valletta dopo l’interruzione di alcune settimane per la sua positività al Covid. In aula è presente anche Fenech e a Theuma – che nel 2019 ha ottenuto la grazia presidenziale in cambio delle prove sul delitto – sono state chieste conferme e spiegazioni su molti passaggi delle conversazioni da lui stesso registrate come “assicurazione sulla vita” nell’ultimo anno prima di essere arrestato. Il tycoon dall’agosto scorso sostiene che il vero mandante dell’omicidio è stato l’ex capo di gabinetto del governo Muscat, Keith Schembri. Quest’ultimo è stato arrestato due volte negli ultimi sei mesi per almeno due diversi fatti di riciclaggio,corruzione, falsificazione di prove, falsa testimonianza ed altri reati ‘bianchi’, ma non è stato ancora direttamente coinvolto nell’inchiesta sull’assassinio della giornalista. Caruana Galizia. Daphne dal 2015 aveva scoperto e rivelato che Schembri e l’ex ministro Konrad Mizzi (prima dell’energia poi del turismo) avevano aperto società offshore a Panama e ricevevano soldi da due società: la ’17 Black’ (poi risultata di proprietà di Fenech) e la Macbridge (recentemente attribuita ad un intermediario cinese rappresentante del governo di Pechino, entrato nell’azionariato di Enemalta). “Se non prendono Keith e Konrad, perché dovrebbero prendere me?”, è una delle tante frasi dette da Theuma nelle registrazioni, da cui emerge che il taxista temeva l’arresto e minacciava di “dire tutto, se mi prendono”, mentre Fenech ed il suo socio Johann Cremona cercavano di rassicurarlo sostenendo che “i soldi mettono a posto tutto”.