Più che di una “sola” all’italiana, stavolta si tratta di una “soletta”, quella che divide i due piani del padiglione Italia all’EXPO di Dubai, capitale degli Emirati Arabi Uniti. Purtroppo siamo di fronte ad un’ennesima sudditanza culturale, artistica e ideale dell’Italia di fronte ai potenti e danarosi arabi del Golfo.
A Dubai, all’apertura dell’immenso padiglione Italia, con la presenza soddisfatta e plaudente del ministro degli Esteri, Di Maio, “madrina” del taglio del nastro e relativa bottiglia di spumante infranta, è andata in onda un’altra vergognosa censura su una delle opere d’arte di valore mondiale.
Tra il pianterreno e il primo piano nell’atrio dell’EXPO, il maestoso David di Michelangelo in plastica e polvere di marmo di Carrara, copia in 3D del tutto identica all’originale, un “gemello” di 5 metri, è però visibile a pezzi. Una parte, alta più o meno un metro e mezzo, in pratica la testa, la si può “ammirare” dal primo piano. Il resto, le immense e avvenate gambe e le plastiche forme quasi umane visibili al pianterreno. Le “pudenda”, ovvero “il pene e il sedere dello scandalo”, almeno secondo i canoni religiosi dei fondamentalisti salafiti del Golfo, sono stati furbescamente nascosti dalla “soletta” che separa i due piani.
In pratica, per vedere la “pietra dello scandalo” in marmo, reo d’impudicizia islamica, bisogna sporgersi dalla ringhiera del primo piano. Sempre che i sensori dell’allarme lo permettano!
Estasiato commento del ministro Di Maio: “Guardando questa riproduzione di Michelangelo, milioni di persone che passeranno per questo padiglione avranno voglia di visitare l’Italia, di venire o di tornare in Italia e questo ci aiuterà in questa ripresa post pandemica a rafforzare i flussi turistici, arte e storia, ma anche di scienza e tecnologia”.
E pensare che l’originale, alla Galleria dell’Accademia di Firenze, appare così maestoso e geniale anche perchè lo si può ammirare nella sua interezza dal basso verso l’alto.
Minimizzante e sorridente la diretta TV su Raiuno con tanto di critico d’arte in studio. Orgogliosamente patriottica la diretta su Rainews24.
Insomma, dopo i veli sulle statue antiche nei Musei Capitolini, per non urtare la sensibilità e suscettibilità dello sciita presidente iraniano, questa volta ci risiamo con una “furbata censoria all’italiana” nella versione moderna e aggiornata del Braghettone. Soprannome questo, che valse una triste nomea al pittore allievo di Michelangelo, Daniele da Volterra, che su ordine del Papa controriformista Pio IV, all’indomani del Concilio di Trento, anzichè operare la distruzione del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, si premurò di coprirne le nudità.
In qualche modo, purtroppo, colpevoli della “furbata censoria”, che sarebbe toccata 520 anni dopo al capolavoro scultorio di Michelangelo, sono state le responsabili dell’équipe di ingegneria, restauro e logistica della Galleria dell’Accademia di Firenze. A guidarle verso Dubai è stata la giovane architetta Isabella Colangelo, co-responsabile della direzione lavori del Padiglione Italia, che ha curato il trasporto e l’allestimento del “gemello” michelangiolesco, trattando con le autorità arabe la questione “nudità”. Al quotidiano la Repubblica, una settimana fa la Colangelo aveva così dichiarato: “Ne abbiamo discusso tanto, ma con piccole accortezze siamo riusciti a risolvere tutti i problemi, rispettando sia il David, che non sarà coperto, sia la cultura locale. Le parti intime della statua risultano proprio in corrispondenza della soletta fra il piano terra e il primo piano, quindi per ammirare il David nella sua interezza bisognerà esporsi e guardare attraverso delle piccole asole di vetro. L’effetto complessivo risulterà così una sorta di “vedo-non ti vedo”, un compromesso per non creare imbarazzi e rispettare le richieste delle autorità locali”.
Da ora in poi, dunque, anziché parlare di censura dovremo dire effetto “vedo-non ti vedo”. Chissà cosa ne pensa il ministro per i beni culturali e il turismo Franceschini.