Conosciamo meglio il terzo tutor 2021: é il giornalista, fotografo e filmaker Giampaolo Musumeci. Da anni si occupa di immigrazione, attualità internazionale e conflitti, soprattutto in Africa e Medio Oriente. Su Radio24 conduce “Nessun Luogo è Lontano“, programma quotidiano di attualità internazionale. Anche a lui abbiamo rivolto sei domande per capire le sue attese nei confronti dei finalisti e la sua idea di giornalismo.
- Perché ha accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione? Che cosa significa per Lei?
Il nostro mondo purtroppo è afflitto da una gerontocrazia colpevole quindi è bene che i giovani abbiano opportunità e spazio, come succede con questo Premio. E’ l’unica via per tentare di risollevare la nostra professione.
- Cosa si aspetta dal giovane under 30 che seguirà nella realizzazione dell’inchiesta?
Innanzitutto idee. E poi l’inchiesta che non ti aspetti che è quella che ti cambia il paradigma, ti fa vedere le cose in un modo diverso, che ribalta la visione di un certo tema e il punto di vista che avevi fino ad un attimo prima. L’inchiesta che magari ti porta a pestare i piedi a qualcuno perché alla fine il nostro compito è più quello di essere odiati che amati. Se qualcuno ce l’ha con noi significa che stiamo facendo bene il nostro lavoro. Mi aspetto vitalità, attenzione sul mondo e desiderio di scrostare la superficie della realtà che troppo spesso viene raccontata senza approfondimento e con copia incolla dalle agenzie. Per fare il nostro mestiere ci vogliono tempo e soldi e al momento l’industria del giornalismo non ha nell’uno e nell’altro. Ecco mi aspetto che gli autori si riapproprino del giusto tempo per realizzare la loro inchiesta.
- Quando ha capito che la sua professione sarebbe stata quella giornalistica?
E’ successo a dieci anni quando ho fondato il giornalino di classe e mi sono autonominato direttore. La scelta di fare il giornalista è stata molto faticosa e ne pago il prezzo quotidianamente, ma è il mestiere più bello del mondo. Racconti storie, entri nella vita degli altri e puoi fare la differenza.
- Quale consiglio su tutti si sente di dare agli under30 che realizzeranno il progetto d’inchiesta insieme a Lei?
Sono sempre molto sobrio e cauto nel dare consigli. In tempi come quelli che stiamo vivendo: direi di tenere duro e di mettere in gioco tante energie, più di quelle necessarie in tempi normali.
- C’è un’inchiesta che considera un esempio da seguire? Quale e perché?
Non so se è un esempio, ma mi ha affascinato l’inchiesta di Bellingcat e di Alexej Navalny nella quale il dissidente russo ha fatto confessare in una telefonata a un operativo dei servizi russi di essere tra i responsabili del suo avvelenamento. È stato come telefonare al Diavolo in persona e fargli dire che lui sì è il cattivo.
- Che libro consiglierebbe di leggere a chi vuole fare del giornalismo il proprio mestiere?
Le altissime torri del Premio Pulitzer Lawrence Wright. Nel 2001 l’autore vede le torri cadere e da lì inizia il suo racconto e ci fa scoprire come una delle più grandi tragedie del mondo potesse essere evitata.