Birmania. Due appuntamenti simbolicamente contrapposti

0 0

Il 24 aprile due appuntamenti contrapposti. Il vertice ASEAN alla presenza del capo golpista birmano e le comunità birmane nel mondo per il riconoscimento del legittimo governo. Oggi, dopo ben 83 giorni dal colpo di stato militare, si riunisce il vertice dei Paesi ASEAN (Filippine, Malesia, Indonesia, Laos, Cambogia, Tailandia, Vietnam, Brunei, Singapore e Myanmar). Nello stesso giorno le comunità birmane di tutto il mondo scenderanno in piazza per chiedere il riconoscimento del nuovo Governo di Unità Nazionale. Due appuntamenti simbolicamente contrapposti.

Il vertice ASEAN durerà dalle 13.30 ora locale alle 15.30. Bue ore  durante le quali dovrebbero essere afforntati tre punti: 1) la costruzione di una comunità ASEAN, 2) Relazioni esterne e 3) scambi di punti di opinioni su questioni regionali e internazionali.  Ovvero la questione Myanmar.

C’è voluto così tanto tempo per la convocazione di tale vertice, a causa delle posizioni estremamente divaricanti rispetto al golpe militare in Myanmar, anche se, come sottolinea il ministro degli esteri Indonesiano, il fatto che l’Asean si riunisca di persona per la prima volta dopo l’esplosione del Covid mostra: “le preoccupazioni per la situazione in Myanmar e la determinazione dell’ASEAN ad aiutare il Myanmar a uscire dalla crisi”. Nelle settimane scorse si ventilava la possibilità che se la giunta non ascoltasse le raccomandazioni dei governi amici, si sarebbe potuta autosospendere dall’Asean.   Sia la UE che gli USA nelle scorse settimane avevano fatto enormi pressioni sui paesi membri perché pigliassero in mano la situazione e negoziassero con la giunta, viste le potenziali ripercussioni di un ipotetico intervento occidentale, sul piano geopolitico ed in particolare da parte di Cina e Russia, a tutt’oggi he bloccano qualsiasi decisione sostanziale al Consiglio di Sicurezza ONU .

Ma se il Presidente delle Filippine come il Primo ministro tailandese e quello laotiano non prenderanno parte al vertice, (cosa che farà pendere l’ago della bilancia ancor più per una non decisione efficace), a Giacarta ci sarà il comandante in capo delle forze armate birmane Min Aung Hlaing. Ovvero il responsabile del colpo di stato e delle oltre 730 uccisioni di manifestanti. Alcuni esperti a Yangon affermano che Min Aung Hlaing userà i cinque minuti del suo intervento per illustrare le motivazioni dietro al colpo di stato e, nel caso dovesse accettare le proposte Asean, queste non dovrebbero coinvolgere i paesi occidentali o nessun dialogo con la leader birmana Aung San Suu Kyi, oggi agli arresti domiciliari.

Ovviamente l’invito è stato criticato enormemente dall’opposizione democratica birmana che il 16 di aprile ha nominato il National Unity Government. Un governo formato con il consenso di tutte le forze politiche e sociali del paese, compresi gli etnici, che in otto sono stati nominati ministri e vice ministri. Quindi un fatto storico.

La convocazione del comandante in capo delle forze armate e non del nuovo Governo di Unità Nazionale fa comprendere come i paesi Asean siano schierati.  La politica di non interferenza nelle questioni interne di altri paesi non assolve i governi asiatici per tale scelta.  In realtà sino ad ora non vi sono state solo le divergenze politiche e la clausola di non interferenza a frenare una presa di posizione congiunta dell’ASEAN.

Molti di questi paesi  hanno atteso sperando che con il passare delle settimane, l’opposizione si sarebbe spenta e che tutto avrebbe potuto ritornare come prima: “business as usual”.  Ma con la giunta militare al posto di comando.  A quanto pare la proposta che l’Indonesia ha messo ormai da giorni sul tavolo è quella di accordarsi con i militari per porre fine alla violenza così da permettere l’invio di fondi umanitari, che dovrebbero essere gestiti  dall’AHA Center, il centro di assistenza umanitaria per i disastri, costituito dall’ASEAN e già intervenuto nel Rakhine.  Nel quadro della pausa umanitaria, l’Asean dovrebbe  discutere la costituzione di una taskforce umanitaria ASEAN.

Nel frattempo le violenze dei militari non si sono fermate, centinaia di milgiaia di lavoratrici e lavoratori sono stati licenziati, il prezzo del carburante è cresciuto del 30%. Altri 3-4 milioni di poveri si stanno aggiungendo a quelli già causati dal Covid19. E come ha affermato il World Food Program si sta evidenziando un effetto triplo, dato dalla povertà preesistente, dal Covid 19 e dal colpo di stato.  Oggi i rifugiati interni sono saliti a 250.000 e sopravvivono in una situazione di estrema precarietà nelle aree etniche Kachin e Karen.  Tanto che la UE nei giornis corsi ha  deciso l’invio di 9 miliioni di euro per assistenza umanitaria anche per queste emergenze causate dal colpo di stato.

Nel frattempo sta aumentando il commercio illecito, le gang criminali cinesi alleate delle milizie in combutta con i militari. Il giorno dopo il colpo di stato la città casinò criminale nello Stato Karen ha riaperto i battenti alle gang criminali cinesi e birmane. Da ultimo ma non per importanza la UE ha finalmente approvato il nuovo regolamento che sanziona le due grandi holding  MEHL e MEC, gestite dai militari che controllano la maggior parte dei settori economici più redditizi e altri 10 rappresentanti dei militari. Rimane fuori dalla lista il MOGE La Myanmar Oil and Gas Enterprise. Un nome che non ha bisogno di spiegazioni. Gl interessi della francese Total sono tutelati, come quelli dei due grandi fondi pensione olandesi, PGGM e APG che, secondo la denuncia di Justice for Myanmar hanno investito 2.3 miliardi di dollari in imprese legate ai militari.  Ora però la UE dovrà decidere se riconoscere o meno il Governo di Unità Nazionale. E con questo obiettivo le comunità birmane di tutto il mondo hanno lanciato la mobilitazione globale. Il 24 aprile  in tutto il mondo. A Roma a Piazza San Silvestro dalle ore 11 alle 12.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21