L’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) esprime piena solidarietà a Nancy Porsia e alle colleghe e colleghi giornalisti che hanno subìto intercettazioni da parte della procura di Trapani nell’ambito delle inchieste relative al ruolo delle Ong nel Mediterraneo, pur non risultando indagati. Violare il principio di riservatezza della comunicazione e delle fonti è un atto grave che mina alla base il lavoro meritevole di chi con coraggio cerca ogni giorno di svolgere il proprio dovere nel nome dell’informazione trasparente e della verità: mettere a rischio la vita di chi oggi è impegnato in teatri internazionali estremamente difficili e pericolosi è un atto grave e ingiustificato, soprattutto se compiuto da chi della sicurezza e della giustizia dovrebbe essere garante. Come denuncia Nancy Porsia rispetto al suo caso, l’obiettivo pare essere il monitoraggio e il controllo di ricerche indipendenti sulla Libia, che spesso hanno contribuito a smascherare trafficanti di esseri umani. La FNSI ha espresso piena soddisfazione per l’intervento della Ministra della Giustizia Marta Cartabia che ha dato corso ad accertamenti sull’operato della procura di Trapani.
AOI concorda e chiede che sia fatta presto luce: “Chi opera per l’informazione trasparente e veritiera e chi è agente di solidarietà da qualche anno è spesso sotto attacco, riguardo al tema ‘migranti’. Temiamo che l’uso di queste intercettazioni miri tendenziosamente e senza giustificazioni a ricreare un clima già vissuto: quello delle fake news e della sfiducia sull’operato delle Organizzazioni non governative e di chi le difende. Va ricordato che AOI il 10 maggio 2017 denunciò subito con iniziativa pubblica l’attacco mediatico alle organizzazioni impegnate a salvare vite in mare, il cui fine ancora oggi sosteniamo con fermezza, nella convinzione che salvare vite umane è una priorità assoluta.“ dichiara Silvia Stilli, Portavoce AOI.
AOI chiede al Parlamento di mettere in campo tutti gli strumenti necessari per far luce su questa vicenda e di istituire una Commissione di inchiesta, con l’obiettivo di rendere pubblico il reale impatto degli accordi Italia-Libia di questi anni e far emergere la verità sulla dimensione del dramma umanitario dei naufragi nel Mediterraneo e le responsabilità oggettive, a partire dalle violazioni dei diritti umani e dai crimini a carico della Guardia Costiera libica e delle forze di sicurezza che gestiscono i centri di detenzione dei migranti in quel Paese. Inoltre, l’Italia deve pretendere dal Governo libico l’immediata chiusura dei centri di detenzione illegali gestiti dalle milizie e dai trafficanti. Le organizzazioni di AOI ribadiscono tutto questo mentre, con forte stupore, apprendono dai media che il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita al Presidente libico, lo ha ringraziato proprio per i ‘salvataggi’ della Guardia Costiera libica, che sappiamo agire solo in nome di accordi per il respingimento. Il nostro Paese, così, rinuncia a chiedere ragione alla Libia delle violazioni di ogni diritto e della fine delle detenzioni disumane.
“È giunta l’ora della verità in cui al Parlamento spetta chiedere una risposta del Governo su quale sia la priorità: se salvare vite umane e operare in contemporanea per sconfiggere la povertà, evitando le migrazioni irregolari dei barconi della morte, con un impegno effettivo in programmi di aiuto umanitario e cooperazione allo sviluppo e di tutela della democrazia e dei diritti a partire dalla Libia, oppure se continuare a drenare risorse per garantire assistenza tecnica a Tripoli nel nome dei respingimenti senza condizionalità alcuna. Lo chiediamo da troppo tempo, senza una vera risposta. E con noi quelle giornaliste e quei giornalisti che non cesseranno, se pure osteggiati, a mostrare le disumanità che conosciamo” conclude la Portavoce AOI.
(nella foto rifugiati in un campo in Libia)