Ancora nessuna traccia degli autori dell’omicidio di Nadia De Munari, la volontaria laica dell’Operazione Mato Grosso morta in Perù, morta perché colpita ripetutamente con un machete. La donna aveva 50 anni ed era originaria di Schio in provincia di Vicenza, aveva dedicato la sua vita all’aiuto dei più bisognosi e viveva da anni a Nuevo Chimbote, dove era responsabile del centro “Mamma mia” realizzato da padre Ugo De Censi. Si occupava della formazione delle insegnanti del posto. Secondo le prime verifiche e quanto trapelato sinora Nadia è stata aggredita nel sonno, insieme a lei in casa c’erano altre donne, ma nessuna di loro ha sentito niente perché si trovavano in un’altra ala dello stabile. L’allarme dunque sarebbe partito alcune ore dopo l’aggressione. All’arrivo dei soccorritori la cinquantenne era ancora viva, ma versava in gravi condizioni; trasportata nell’ospedale più vicino, poi trasferita a Lima e lì sottoposta ad delicato intervento risultato vano per un successivo arresto cardiaco.
La polizia di Nuevo Chimbote ha interrogato cinque persone che erano nella casa, tra le quali un’altra donna, che è stata aggredita a sua volta e la cui testimonianza potrebbe risultare determinante. Si fa intanto più labile la prima pusta, quella della rapina, poiché in casa non mancano i soldi della vittima.
(foto vaticannews)