Il libro “Colpevoli. Gelli, Andreotti e la P2 visti da vicino” è alla terza ristampa. Stefania Limiti, che lo ha scritto insieme a Sandra Bonsanti, lo dice raggiante perché sa che questa storia doveva essere raccontata e doveva succedere adesso. Il riscontro dei lettori ne è la prova. In quelle pagine c’è un filo rosso, anzi nero, tracciato a 40 anni dalla scoperta della loggia P2 dalla giornalista, la Bonsanti appunto, che più ha scritto di quella vicenda e che ha continuato a scavare, instancabile, con un trasporto, anche civile oltre che professionale, da cui nasce una sorta di testimonianza diretta più che un libro in senso classico.
“Io volevo che Sandra scrivesse una storia da titolo ‘Io e la P2’ – dice la coautrice Stefania Limiti – poiché lei e Tina Anselmi hanno ingaggiato una sorta di corpo a corpo con la P2, mettendo in campo una passione civile che fa la differenza. Quando le ho fatto quella proposta avevo già ‘saccheggiato’ tutti i suoi scritti, poi ci siamo conosciute e ho percepito un tormento per una storia che non si è conclusa”.
Quanto c’è di quella ‘passione civile” in tutto il libro?
“Tantissimo. Nel libro c’è una parte sua, di Sandra, fatta di ricordi. E poi c’è la parte che spiega che cos’è stata la P2. E’ tutto finito? Ci chiediamo se è finita. Questo è un libro politico, che mette in luce i guasti della P2 e ciò che ha significato nella democrazia italiana”.
Perché ere necessario o utile compiere questo passo ulteriore, dopo la copiosa serie di articoli e inchieste, riassunti, commenti?
“L’obiettivo era raccontare, capire se la P2 era stata espulsa dalla democrazia italiana”
Forse è stata più che altro “espulsa” dall’attenzione di molti, se non tutti, o no?
“Forse è così, perché nessuno dei componenti della P2 è stato espulso dallo Stato. E’ incredibile, stiamo parlando di un’associazione che rispondeva ad un vincolo proprio e questo avrebbe dovuto comportare un allontanamento dei suoi componenti dalla pubblica amministrazione. Eppure ciò non si è verificato. Dal 1981 in poi magistrati, politici, imprenditori, militari soprattutto hanno continuato a stare dentro lo Stato. Licio Gelli ha continuato a fare i suoi traffici e ad incontrare personaggi come Stefano Delle Chiaie”
Il successo del libro dimostra anche come molti non sapessero, cioè che ci fosse un vuoto del racconto?
“Devo grazie al direttore de Il Venerdì di Repubblica, Aligi Pontani, Concita De Gregorio e Paolo Pagliaro per i servizi su di noi e su questo libro, che hanno contribuito a farlo conoscere. Mi piacerebbe che il nostro libro fosse introdotto nelle scuole perché i ragazzi spesso non conoscono la storia recente dell’Italia, non è nei programmi. Invece la nostra Storia non può aspettare”.
(nella foto Licio Gelli)