Si aggrava il caso del giornalista polacco Maciej Miżejewski

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Si aggrava il caso del collega polacco Maciej Miżejewski da vent’anni è impegnato nella televisione pubblica ( Telewizja Polska). Lui è  stato a lungo un ricercatore in Scienze politiche dell’Università Jagellonica di Cracovia nella Facoltà di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali  e anche visiting professor della Scuola di Dottorato Mediatrends dell’ Università di Roma.

Nel 2018, in risposta alla richiesta della Scuola del Dottorato Mediatrends del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, come esperto in marketing politico ha fatto il valutatore straniero per la tesi di dottorato di Melissa Stolfi “Comunicare l’euroscetticismo. Analisi degli spot elettorali dei partiti euroscettici dal 2008 al 2018”  incluso naturalmente il partito al potere polacco Diritto e Giustizia (PiS ).

In questo arco temporale ha pubblicato in italiano articoli scientifici presso alcune riviste, come quello apparso su federalismi.it,  soffermandosi ovviamente sulla crisi della democrazia in Polonia,  la crisi dell’ordine costituzionale e la crisi del pluralismo. L’abstract di questo suo importante studio è questo:  “Il caso polacco rappresenta un valido esempio di distruzione dello Stato di diritto. Il partito Diritto e Giustizia, salito al potere nel 2015, minaccia il cammino democratico del Paese, membro dell’Unione Europea dal 2004, portando la Polonia in una fase storica di rinnovata incertezza nonostante i notevoli progressi registrati in campo politico e socio-economico nei primi anni ’90. Ecco una dimostrazione di come si possa, passo dopo passo, smantellare la democrazia e instaurare delle regole autoritarie, quali la subordinazione della Corte costituzionale allinteresse politico del partito al governo, la dipendenza del sistema giudiziario dal potere esecutivo, e il pieno controllo politico sui media pubblici.”

Nei giorni scorsi Maciei Mizejewski ha ricevuto una telefonata dalla Procura della Repubblica di Cracovia, che il 29 marzo prossimo venturo vuole ascoltarlo. Su che cosa? Sulle sue idee? Su ciò che ha scritto, nella sua libertà e autonomia?

Questa convocazione non pone un problema anche alla ricerca italiana? Siamo liberi di ospitare ricerche e studi senza mettere in pericolo gli autori?

Ora apprendiamo che il nostro collega sarebbe contatto dalla ABW ( Agencja Bezpieczeństwa Wewnętrznego ), Agenzia per la sicurezza interna polacca, che lo ha invitato per un colloquio. Secondo Articolo21 questa prassi oscura potrebbe prefigurare  la richiesta di una collaborazione come agente, prima dell’incontro previsto nella Procura della Repubblica. Se così fosse, noi non lo sappiamo ma non possiamo escluderlo, e il nostro collega dicesse di no, cosa succederebbe? Accuse compromettenti a suo carico? Questi metodi non sono ignoti ai servizi segreti. La situazione si aggrava, sarebbe il caso che l’Italia facesse i passi opportuni presso le autorità polacche per far capire che la qualità della ricerca in Italia è un bene per le autorità italiane.


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