Sanremo 2021: il prossimo festival lo faranno i cinesi

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La notizia è trapelata a tarda notte: il prossimo festival di Sanremo lo faranno i cinesi, che hanno comprato tutto, il brand, il logo, il marchio, ma non i presentatori. Per questo Fiorello e Amadeus hanno più volte precisato che loro due non faranno il festival del prossimo anno. Grazie! La Rai se l’è venduto ai cinesi dopo breve trattativa e ad un rezzo scontatissimo. Il sindaco di Sanremo che si riteneva proprietario della testata è stato ammansito con una congrua buonuscita.

Per il festival del prossimo anno, dunque, molte le novità che si prevedono: non più la città dei fiori ma Wuhan, la città della grande epidemia, che diventerà la sede ufficiale del festival. Niente teatro Ariston , ma un grande stadio coperto capace di centomila posti a sedere. Niente sala-stampa, anzi niente stampa, nessun giornalista cinese o straniero sarà ammesso a seguire la manifestazione. Niente giurie tecniche o esterne, anzi una sola giuria, quello di Stato, inappellabile. Il televoto sarà consentito solo con smart-phone Wawei e solo dalla zona di Pechino, per un maggior controllo. Le serate del festival non saranno solo cinque ma molte di più, sparse nell’intero arco del calendario cinese, con prevalenza per le stagioni climaticamente migliori. Il festival non sarà trasmesso in chiaro in tv, ma chi vorrà assistervi dovrà acquistare lo speciale dispositivo che sarà messo in commercio dallo Stato: una tessera-provetta che sarà possibile acquistare presso tutte le rivendite di giornali, i tabaccai, le farmacie, i supermercati, le biglietterie delle stazioni ferroviarie, gli aeroporti, gli scali marittimi, i caselli autostradali. Le autorità cinesi hanno assicurato che l’approvvigionamento sarà garantito per tutta la popolazione locale e i paesi stranieri che vorranno acquistare il prodotto e nei quali il festival sarà fornito in un’edizione internazionale doppiata nella lingua del posto. Con l’apposita tessera-provetta si potranno acquistare una o più serate.  Si parla già di pacchetti da 50 o 100, ovviamente con forti sconti.

I cinesi garantiscono fin d’ora che il festival si svolgerà nel solco della tradizione. Ci saranno le canzoni nuove, i cantanti giovani in gara, le vecchie glorie saranno invitate fino ad esaurimento delle scorte. Non mancheranno i numeri di varietà e di spettacolo, non esclusi gli acrobati e i domatori di animali feroci.  Unica condizione inderogabile imposta dai cinesi prima di concludere l’affare: il presentatore del festival dovrà essere Giovanna Botteri: la corrispondente della Rai da Pechino nei mesi roventi della pandemia è l’unica giornalista occidentale popolare in Cina, ma a determinare la sua scelta è stata anche la partecipazione all’ultima serata del festival italiano, dove fresca di parrucchiere è stata ammiratissima.

Che il festival di Sanremo vada a Pechino non dispiace a nessuno: molti dei nostri cantanti sono già famosi all’estero, per le case discografiche quello cinese è un mercato in espansione. Cosa di meglio? Gli unici a storcere il naso sono gli americani che temono l’espansionismo cinese in ogni campo: che già si preoccupino per la notte degli Oscar? (La Cina si sta comprando mezza California). E già si immaginano Lady Gaga che intona l’inno cinese a fine serata, come ha fatto in apertura dell’ultima sera dell’ultimo (?) festival italiano la banda della Marina Militare suonando l’inno di Mameli. Per la cronaca ha vinto il gruppo dei Maneskin, tre giovanotti e una ragazza che a dispetto del nome sono romani (uno fa di cognome Raggi, come la sindaca) che hanno cominciato suonando per la strada: sono bravi e sono arrivati a Sanremo. Ne hanno fatta di strada, e di questo passo l’anno prossimo potrebbero anche arrivare a Pechino dove saranno presentati da Giovanna Botteri!


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