Centocinquant’anni fa nasceva a Zamość, in Polonia, Rosa Luxemburg, una delle più grandi pensatrici e ideologhe del Novecento. Visse in tempi irrequieti, sul crinale della Belle Époque, in una stagione sospesa, inquieta, difficile, apparentemente ideale e dominata dal progresso scientifico ma in realtà alla base dello sfacelo che avrebbe caratterizzato il trentennio che va dal 1914 al 1945. Il quarantennio che fece seguito alla conclusione della guerra franco-prussiana fu, infatti, dominato da profondi rivolgimenti sociali, i quali accesero molte speranze ma, al contempo, provocarono una reazione disumana ad opera della classe padronale, cui non andava affatto bene che le masse si riunissero in leghe, partiti e sindacati e compissero rivendicazioni salariali e di rappresentanza sempre più pressanti.
La terza rivoluzione industriale, la fondazione delle grandi industrie e la nascita della società di massa, comprese le squadre di calcio, resero l’Europa il terreno ideale per sperimentare la potenza devastante della reazione, fino a trovare nella guerra al bolscevismo e all’anarchia la propria ragione di esistere.
Rosa Luxemburg ha, dunque, attraversato da protagonista un periodo rivoluzionario, venendone travolta ma riuscendo comunque a lasciare tracce essenziali del proprio passaggio. Ha vissuto gli anni della Seconda Internazionale, delle due rivoluzioni russe, quella del febbraio 1905 e quella, ben più nota, dell’ottobre 1917, del faticoso tentativo della sinistra mondiale di darsi un ruolo e una ragione di esistere, degli albori del comunismo, di cui fu una fiera sostenitrice, e dello sfacelo della Germania uscita a brandelli dalla Prima guerra mondiale. Era nata nel contesto dell’Impero austro-ungarico ed è morta quando quell’Impero, ormai sconfitto e divenuto anti-storico, è venuto meno. È stata uccisa, al pari di Karl Liebknecht, dopo aver animato lo spartachismo, progenitore del Partito Comunista, in una Germania avviata verso la disastrosa esperienza della Repubblica di Weimar e ciò che ne è conseguito.
Cadde, insieme a Liebknecht, il 15 gennaio 1919, in un quadro di desolazione collettiva, dopo aver conosciuto spesso la prigione ed essere stata perseguitata per tutta la vita per le sue idee.
Cadde e gli assassini subirono un processo farsa. Cadde, e centocinquant’anni dopo ancora la ricordiamo, la celebriamo e ne studiamo il pensiero perché Rosa Luxemburg incarna, comunque, una visione nobile della politica e della vita, nient’affatto superata, novecentesca ma universale, a dimostrazione di quanto possano essere longeve le idee realmente brillanti.
Rosa Lixemburg, un secolo e mezzo dopo: la bandiera rossa, per quanto ormai ridotta a straccio, non è stata ancora ammainata.
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