Due anniversari: dopo cinquant’anni Leonardo da Vinci ritorna in tv. Non è la prima e non sarà l’ultima volta che lo strumento più espressivo dell’uomo moderno rende omaggio a “l’homo senza lettere”, come ebbe a definirsi colui che più di altri ha rappresentato la sua epoca. E su Leonardo, a cinquecento anni dalla morte, Rai 1 manda in onda una sontuosa coproduzione, già venduta in 120 Paesi, che in otto episodi dà vita a quattro puntate dedicate al Genio di Vinci.
I due registi, l’inglese Dan Percival con una lunga esperienza negli sceneggiati storici delle BBC, e Alexis Sweet, italiano nonostante il nome, autore televisivo anche di molti spot pubblicitari, hanno scelto una narrazione “fra storia e finzione – hanno spiegato – che non vuol essere un documentario sulla vita di Leonardo, ma un ritratto dell’anima attraverso le sue opere maggiori e le storie nascoste in quelle opere”. La maggior parte delle riprese si è svolta in un teatro di posa alle porte di Formello, dove sono state ricostruite la Milano e la Firenze rinascimentali che fanno da sfondo alla narrazione. Imponenti le scenografie, appropriati i costumi, nel complesso una serie di grande impegno. Resta da vedere quanto piacerà al grosso pubblico televisivo, che oggi appare talvolta disabituato ai prodotti di qualità.
Il protagonista è l’attore irlandese Aidan Turner, che si è già cimentato con sceneggiati storici per la BBC, affiancato dal nostro bravo Giancarlo Giannini nel ruolo di Andrea del Verrocchio e da Matilda De Angelis, giovane attrice bolognese già con una fitta filmografia alle spalle: l’abbiamo vista di recente fra le presentatrici del festival di Sanremo. Qui veste i panni cinquecenteschi di Caterina da Cremona, un personaggio di cui non si hanno notizie certe che sia realmente esistito ma che si vuole sia entrato nella vita di Leonardo giovane.
La prima puntata è un lungo flash-back che descrive l’incontro di un giovane Leonardo con Caterina, la modella che lo aiuterà nelle sue prime mosse nella bottega del Verrocchio e dopo una non immeritata accusa di sodomia lo vede accusato di un delitto. In ogni puntata un’opera leonardesca fa da pretesto per il racconto: qui è il ritratto di Ginevra de’ Benci, la figlia di un amico del padre che Leonardo dipinge con disagio e che non piacerà al committente. Gli studiosi dicono che di quel ritratto si è persa la parte inferiore forse perché danneggiata dagli anni: nel film si narra invece che sia stato proprio il padre di Ginevra a mutilarlo per far sparire le mani che il pittore per amore di verismo aveva dipinto con l’anello del casato di famiglia.
Si vedrà nelle prossime puntate se il racconto prenderà il ritmo, che al momento sembra mancare. Molte le scene in interno alla luce di tante candele fra ombre e penombre suggestive che rallentano l’azione.
Come si diceva, è questo il secondo Leonardo della televisione italiana. Il primo è del 1971, lo girò Renato Castellani protagonista Philippe Leroy, l’attore parigino che allora aveva 40 anni (nell’ottobre scorso ne ha compiuti novanta), dopo aver interpretato decine di film italiani, e in tv un personaggio popolarissimo come Yanez del salgariano Sandokan. Oggi Leroy, che ha sposato Silvia la figlia di Enzo Tortora, da cui ha avuto due figli, vive da molti anni a Isola Farnese, alle porte di Roma: ieri sera avrà visto il nuovo Leonardo seduto in poltrona nel salotto della sua bella casa, tutte boiseries che si è costruito con le sue mani.
Il Leonardo di Castellani-Leroy, tratto dalle “Vite” di Giorgio Vasari, andò in onda in cinque puntate, per una TV che allora era in bianco e nero. ma era stato profeticamente girato a colori, e in tale veste fu ritrasmesso nel 1977 rinnovando presso il nuovo pubblico televisivo il successo che aveva arriso alla prima, incolore versione del 1971.
Oltre a Leroy, molti gli interpreti di spicco e attori del nostro teatro che in quegli anni trovarono valide occasioni di lavoro nella promettente televisione: Giampiero Albertini, Glauco Onorato, Bruno Cirino, Ottavia Piccolo, Bianca Toccafondi, Orso Maria Guerrini, il piccolo Renato Cestiè che interpretò Leonardo bambino di sei anni. La voce del narratore era di Giulio Bosetti, e una curiosità: sui titoli di coda la voce di Ornella Vanoni intonava la “Canzone di Leonardo” su base musicale di Roman Vlad.
Il Leonardo del 1971, a giudizio di molti critici e visto il successo di pubblico (lo sceneggiato fu venduto a più di ottanta reti televisive straniere) è da considerarsi una pietra miliare fra gli sceneggiati della Rai, un genere che in quegli anni determinò l’affermarsi della televisione come mezzo popolare di diffusione della cultura.
Mezzo secolo non è passato invano, soprattutto per la televisione. E il nome di Leonardo resta garanzia di qualità.