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Querele bavaglio, in Umbria la battaglia di Carlo Ceraso. Il sindacato al suo fianco nel processo

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Il tribunale penale di Spoleto ha ammesso la costituzione di parte civile della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, dell’Associazione Stampa Umbra e dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria nel procedimento a carico di Leodino Galli, rinviato a giudizio per il reato di calunnia ai danni del giornalista di Tuttoggi Carlo Ceraso.

Stamattina il giudice dottoressa Maria Silvia Festa ha accolto l’istanza con cui Sindacato e Ordine hanno chiesto di essere al fianco del collega per difendere la libertà di stampa e il diritto di cronaca in un caso simbolo dell’utilizzo delle querele-bavaglio come strumento di intimidazione dei giornalisti.

Il processo è più unico che raro: l’iniziale querelante è stato infatti rinviato a giudizio per calunnia, essendo emerso che aveva intentato una causa temeraria per diffamazione nei confronti del giornalista, pur sapendolo innocente.

I fatti risalgono al marzo del 2017 quando il consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Spoleto denunciò il collega Ceraso incolpandolo di aver riportato una notizia “del tutto inveritiera”.

Il giudice per le indagini preliminari ha invece avuto modo di appurare che “la circostanza era vera” e ha ribaltato completamente la vicenda giudiziaria.

Ammettendo la costituzione di parte civile, la giudice Festa ha riconosciuto che la condotta ascritta all’imputato può ritenersi lesiva anche degli interessi del Sindacato e dell’Ordine come enti esponenziali del diritto alla libertà di espressione, sancito dall’art.21 della Costituzione, per quanto attiene alla libertà di stampa, al diritto di cronaca e di critica.

“E’ una nuova e significativa affermazione del valore democratico dell’art. 21 della Costituzione e del diritto delle rappresentanze della professione di difendere i giornalisti che svolgono il proprio lavoro”, dichiarano il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti, il presidente dell’Asu Marco Baruffi e il presidente dell’Ordine regionale Roberto Conticelli.

“Il caso del collega Ceraso è paradigmatico della necessità anche in Umbria di assicurare che i giornalisti vengano rispettati e che nessuno pensi di imbavagliarli”, sottolineano i rappresentanti di Sindacato e Ordine, nel ribadire “l’esigenza che la società civile sappia riconoscere e isolare ogni tentativo di impedire che la verità venga cercata e raccontata nell’esercizio indispensabile del dovere di informare i cittadini”.

Fnsi e Asu sono rappresentati nel processo dall’avvocato Rita Urbani, mentre l’Ordine dei Giornalisti dai legali Paolo Rossi e Simone Budelli. Il collega Ceraso è assistito dall’avvocato Iolanda Caponecchi.


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